Miei cari fratelli e sorelle in Cristo, mentre contempliamo il profondo messaggio delle letture di oggi e l'esempio di Santa Elisabetta Anna Seton, siamo invitati a confrontarci con l'impegnativa questione di come affrontare il peccato nella nostra vita. San Giovanni, nella sua serietà, dipinge un quadro crudo della realtà del peccato e delle sue origini. Dobbiamo chiederci: cosa significa essere generati da Dio? Avere il suo seme dentro di noi?
Santa Elisabetta Anna Seton lo capì intimamente. Non fu solo una straordinaria educatrice e fondatrice della prima scuola cattolica degli Stati Uniti, ma anche una donna che affrontò enormi prove personali: la perdita, le difficoltà finanziarie e la fatica di crescere una famiglia da sola. Tuttavia, attraverso queste difficoltà, ha mantenuto la sua attenzione su Dio e sulla missione che Egli le aveva affidato. Ha abbracciato la sua chiamata con una fede profonda, sapendo che è attraverso il nostro rapporto con Dio che otteniamo la forza per superare il peccato.
Nel Vangelo, vediamo Giovanni Battista che indica ai suoi discepoli Gesù, proclamando: “Ecco l'Agnello di Dio”. Questo semplice, ma profondo invito è fondamentale. Ci invita a guardare oltre le nostre lotte personali e la nostra peccaminosità e a fissare lo sguardo su colui che ci offre la redenzione. Quando rivolgiamo lo sguardo a Cristo, non solo riconosciamo le nostre debolezze, ma riconosciamo anche il potere trasformativo del suo amore e della sua grazia.
Dobbiamo riflettere su come rispondere all'invito di Cristo a “venire e vedere”. Che cosa vuole Gesù che vediamo? Desidera che riconosciamo la nostra vera identità di amati figli di Dio, chiamati a vivere nella giustizia, ad agire con amore e ad abbracciare la nostra comunità nella fede. Così facendo, diventiamo riflessi della Sua luce in un mondo spesso oscurato dalle tenebre.
Spesso siamo alle prese con l'idea di come resistere veramente al peccato, e può sembrare opprimente. Ma è fondamentale ricordare che non si tratta solo della nostra forza, bensì di permettere alla grazia di Dio di operare attraverso di noi. Questa è la lezione che impariamo magnificamente da Santa Elisabetta Ann Seton. Ella ci insegna che resistere al diavolo non è un semplice atto di volontà, ma un abbandono alla volontà di Dio nella nostra vita. È una relazione radicata, in cui cerchiamo di capirlo attraverso la preghiera, i sacramenti e la nostra partecipazione attiva alla vita comunitaria.
Mentre celebriamo questa memoria di Santa Elisabetta, rinnoviamo il nostro impegno a cercare la santità. Avviciniamoci a Dio con sincerità, chiedendogli di rivelarci le aree della nostra vita in cui forse non stiamo cooperando pienamente con la sua grazia. Cerchiamo di imitare l'amore e la compassione che lei ha esemplificato, tendendo la mano prima ai nostri fratelli e sorelle bisognosi.
Possiamo anche coltivare uno spirito di gioia e gratitudine, celebrando le opere meravigliose del Signore e cantando un nuovo canto a Lui. Proprio come ci dice il Salmo, tutti i confini della terra possono e devono vedere la potenza salvifica di Dio attraverso le nostre vite, le nostre azioni e il nostro amore reciproco.
Impegniamoci a essere strumenti della Sua pace e della Sua speranza, facendo risplendere la Sua luce anche negli angoli più bui del nostro mondo. Amen.
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