Giovedì dopo l'Epifania, Anno C

Published on 8 January 2025 at 13:00

Cari fratelli e sorelle in Cristo, mentre ci riuniamo oggi, nei nostri cuori brilla ancora la luce dell'Epifania che abbiamo celebrato solo pochi giorni fa. L'Epifania, rivelazione di Cristo al mondo, sottolinea il momento in cui i Magi hanno seguito la stella per trovare Gesù bambino, riconoscendo la sua regalità e divinità. Questo evento segna lo svelamento dell'amore di Dio e la chiamata a riconoscere Cristo come Salvatore non solo di pochi, ma di tutta l'umanità. È la prima indicazione che egli non viene solo per il suo popolo, ma per il mondo intero.

Nella prima lettera di Giovanni sentiamo dire: “Amati, noi amiamo Dio perché egli ci ha amati per primo”. Questa dichiarazione non è solo un caldo sentimento, ma una profonda verità che sottolinea la natura del nostro rapporto con Dio. L'amore che riceviamo da Dio ci obbliga ad amare gli altri. Il comandamento è chiaro: se diciamo di amare Dio, dobbiamo anche amare i nostri fratelli e sorelle.
Questo atto di amore è così pertinente a ciò che siamo come cristiani perché trascende le semplici parole; è nei nostri fatti, nel modo in cui interagiamo gli uni con gli altri, che esprimiamo veramente il nostro amore per Dio. I Magi, dopo aver visto la stella e aver cercato il Bambino Gesù, dimostrano questo principio: hanno viaggiato, si sono sacrificati e hanno onorato Gesù con i loro doni d'oro, incenso e mirra. Le loro azioni riflettono un profondo riconoscimento dell'amore di Dio, spinto a cercare, onorare e adorare Gesù.
Passando al Vangelo di Luca, troviamo Gesù a Nazareth che legge dal profeta Isaia. Egli annuncia la sua missione di unto dallo Spirito Santo: portare il lieto annuncio ai poveri, proclamare la libertà ai prigionieri e dare la vista ai ciechi. “Oggi si è adempiuta questa Scrittura nel vostro udito”, dichiara con coraggio. Gesù incarna il compimento delle promesse di Dio, rivelando la profondità dell'amore divino attraverso le sue azioni e le sue parole.
Il collegamento con la nostra vita emerge chiaramente. Come i Magi andarono da Gesù portando doni e come Gesù rivelò apertamente la sua missione, anche noi siamo chiamati a portare i nostri doni alla tavola del mondo. I doni dell'amore, del servizio, della compassione e della giustizia sono ciò che Dio desidera da noi. Ogni atto di gentilezza che rivolgiamo agli altri riflette la nostra comprensione dell'amore di Dio per noi e per tutta la creazione. Il più grande dono d'amore che portiamo al mondo, tuttavia, è il dono di Gesù stesso e della sua verità.
Così, mentre riflettiamo su queste letture in questo momento di transizione del nostro anno liturgico, abbracciamo la nostra vocazione di amati figli di Dio. Ricordiamoci che l'amore è il fondamento della nostra fede e la lente attraverso cui guardiamo le nostre interazioni con il mondo. Che anche noi possiamo alzarci per proclamare l'amore di Dio nelle nostre azioni, riempiendo le nostre vite e quelle degli altri di speranza e compassione.
In questa stagione di nuovi inizi, andiamo avanti, forti dell'amore che abbiamo e che riceviamo continuamente da Dio, pronti a dimostrare a coloro che Egli pone sul nostro cammino la natura straordinaria di quell'amore. Sforzandoci di rendere la nostra carità più tangibile nella nostra vita, Cristo può rivelarsi più chiaramente. Siamo tutti un'opera in divenire, amati da Dio e chiamati a gioire sempre. Amen.


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