Se avete mai avuto a che fare con una persona stimata che emanava una qualche forma di grandezza pura e morale, avrete un'idea più precisa di ciò che gli apostoli devono aver provato regolarmente durante i tre anni di ministero con Gesù.
Immaginiamo la scena del Vangelo di oggi, che avrebbe visto un gruppo di apostoli scontenti, interrotti improvvisamente dalla grande estasi di aver assistito non solo al grande miracolo della moltiplicazione dei pani e del nutrimento degli oltre cinquemila presenti, ma all'euforia, alla gioia e alla speranza che esso aveva suscitato, al punto che, come abbiamo visto ieri, volevano fare di Gesù un re. Il Signore li fa uscire da questa situazione, per così dire, mandandoli sulla barca per poi incontrarlo sull'altra sponda, mentre lui si sottrae alle folle salendo sul monte a pregare. Questo è il punto in cui ci troviamo nel Vangelo di oggi.
Gli apostoli, la cerchia ristretta del Signore, sono stati inviati (ancora una volta, questo è il significato della parola "apostolo": uno che viene inviato) su una barca che rema attraverso il mare, che alla fine diventa una tempesta furiosa. I venti sono forti e si sono già allontanati di cinque o sei chilometri. È una distanza notevole dalla costa. San Beda, noto come il Venerabile Beda, nato nel 673 in Inghilterra, aveva qualcosa da dire sul fatto che si erano spinti così lontano con quella barca: "Questa nave, tuttavia, non trasporta un equipaggio ozioso; sono tutti robusti rematori; cioè nella Chiesa non gli oziosi e gli effeminati, ma gli strenui e i perseveranti nelle buone opere, raggiungono il porto della salvezza eterna". È un'intuizione così importante quella di San Beda, che ci mette in guardia dall'ozio e dalla natura effeminata di coloro che desiderano sempre che le cose vengano fatte per loro.
Dobbiamo lavorare sodo, fare del nostro meglio per arrivare all'aldilà, prendendoci cura del nostro corpo, ma permettendo a Dio di rafforzare anche il nostro corpo spirituale; dare valore all'acqua potabile e allo stesso tempo correre a Cristo per avere l'acqua viva, mangiare cibo sano e lasciare che Gesù nutra e alimenti la vostra anima, e godervi le passeggiate per fare esercizio fisico e allo stesso tempo curare il vostro cammino nello Spirito. Per questo preghiamo: "Signore, dammi la forza di cui ho bisogno e la motivazione che mi manca".
Proprio quando vedono Gesù avvicinarsi alla barca camminando sul mare, hanno paura. Gesù fa capire loro che si tratta di lui e li incoraggia a non temere e a non essere preoccupati. Poi,
"Volevano portarlo nella barca, ma la barca arrivò subito alla riva verso cui erano diretti".
Che strano miracolo. È il terzo nell'arco di cinque-dieci minuti? Teofilo, patriarca di Antiochia dall'anno 169 al 182, è colpito dal numero di miracoli menzionati nel Vangelo di oggi: "Osserva i tre miracoli: il primo, il suo camminare sul mare; il secondo, il suo placare le onde; il terzo, il suo metterli subito a riva, mentre si trovavano a una certa distanza, quando il Signore apparve".
È come se fossero in un sogno, e sappiamo tutti che i sogni a volte sono assurdi e non hanno molto senso. A volte, però, questi casi ci aiutano paradossalmente a tornare alla realtà... a riva, per così dire. Un apprezzamento di qualcosa di più solido. In questo caso, si trattava di un'altra sconvolgente visione dell'Incarnazione, della visita unica di Dio in carne e ossa tra noi e di come il suo potere sia illimitato. San Giovanni Crisostomo spiega il motivo di questo miracolo dei tre: "Egli apparve loro in questo modo, per mostrare la sua potenza; infatti calmò subito la tempesta: Allora vollero accoglierlo sulla nave; e subito la nave fu a terra, dove andarono. Tanto grande era la calma, che Egli non entrò nemmeno nella nave, per compiere un miracolo più grande e mostrare più chiaramente la sua Divinità".
Nella prima lettura, quando gli apostoli vivono ormai nella luce immediata della risurrezione, cominciano a perdere di vista la loro missione principale: amare, soprattutto i meno fortunati e coloro che sono in difficoltà. Avevano bisogno di essere riportati con i piedi per terra e di essere messi a terra nella loro missione.
La richiesta di un controllo della realtà giunse loro sotto forma di lamentele. Interruppero tutto quello che stavano facendo e convocarono una riunione. Qual era il problema? I convertiti greci sostenevano che le loro vedove non ricevevano lo stesso trattamento delle vedove ebree. Così ristrutturarono tutto in modo da poter affrontare questa ingiustizia e ne fecero una priorità. Chiedetevi cosa avreste fatto voi nella stessa situazione. Chiedetevi che cosa avreste fatto in mare, per ordine di Cristo, che è diventato infido? Vi sareste arrabbiati con Lui? Avreste dubitato di lui? Lo avreste abbandonato una volta tornati sulla terraferma? Ci attacchiamo a lui solo quando le cose vanno bene? Sembra che gli apostoli fossero tutti dentro quando la gloria veniva riversata su di loro in presenza della grandezza di Cristo.
Forse anche noi siamo simili e amiamo il Signore solo nei momenti belli. Il Signore può permetterci di affrontare delle lotte, ma non è mai lontano. Ci dà la grazia di stabilire lentamente e gradualmente le priorità, fino a raggiungere un'idea più chiara di chi e cosa deve essere al primo posto: Dio, che se amato al di là e al di sopra di tutto, rende molto più chiare le nostre relazioni e interazioni con tutte le cose secondarie della nostra vita. Le cose belle diventano ancora più belle. I problemi diventano più facili da gestire. Le tentazioni, più facilmente superabili. L'amore, più profondamente vissuto.
Tutto ciò che dobbiamo fare è aggrapparci strettamente a Cristo, nostro Signore e Dio, che è risorto! Questa è la grande lezione che ha cercato di insegnare ai suoi apostoli mandandoli in mezzo ad acque tempestose ed è la stessa lezione che cerca di insegnare a noi, e lo fa perché ci ama... perché altrimenti ci vorrebbe così vicini?
Add comment
Comments