Abbiamo appena ascoltato alcune parole di Gesù durante il discorso dell'ultima cena, dove oggi descrive il significato della parabola della vite e dei tralci e lo riconduce semplicemente all'amore che esiste nella Trinità e all'amore che dovrebbe essere gioiosamente presente tra tutti noi. Dobbiamo arrivare a un punto della nostra vita in cui siamo così in pace nel nostro rapporto con Dio che la gioia comincia a emanare da noi in modo naturale, non forzato o finto, ma naturale come frutto della presenza dello Spirito Santo. In altre parole, questa gioia sarebbe di origine soprannaturale.
Abbiamo visto come Paolo e Barnaba, anche dopo essere stati perseguitati fino alla morte, fossero comunque pieni di gioia e di Spirito Santo. Nella prima lettura di oggi abbiamo i risultati del primo Concilio della Chiesa convocato a Gerusalemme, al quale, nelle letture di ieri, abbiamo visto partecipare Paolo e la sua coorte. Pietro avrà un ruolo di primo piano nel chiarire e decidere autorevolmente sulle questioni che verranno deliberate e questo riflette già il rispetto di tutti per il fatto che Cristo stesso ha scelto lui e i suoi successori per adempiere a quell'ufficio divinamente istituito da Cristo.
Si può dire che il Concilio di Gerusalemme sia diviso in tre parti:
- Il discorso di Pietro come capo degli apostoli;
- la dichiarazione di Giacomo, primo vescovo nominato e guida della Chiesa locale di Gerusalemme, quella che oggi si chiamerebbe "diocesi", un particolare territorio pastorale. E,
- una lettera "enciclica" [la prima di molte!] inviata alle chiese, che vedremo domani.
Ricordiamo che a Pietro stesso fu esplicitamente resa nota la volontà di Dio di far predicare il Vangelo ai Gentili e che i popoli precedentemente impuri agli occhi dei Giudei non dovevano più essere considerati tali e che molti degli obblighi rituali dei Giudei, come quelli che riguardavano i cibi impuri, non erano più rilevanti. Questo accadde quando ebbe la visione di tutti i diversi tipi di animali (cfr. cap. 10:9). Anche l'esperienza di Pietro con Cornelio, il primo gentile convertito al cristianesimo, e il battesimo ricevuto con il sigillo dello Spirito Santo furono per lui un segno della certezza delle sue decisioni riguardo ai gentili. La ricezione dello Spirito Santo è sempre stata considerata come la prova inconfutabile dell'accettazione da parte di Dio. Lo si è visto chiaramente nel caso di Cornelio e della sua famiglia. Pietro dice:
"Dio, che conosce il cuore dell'uomo, ha testimoniato a loro [i gentili] dando loro lo Spirito Santo, proprio come ha fatto con noi". Non provochiamo dunque l'ira di Dio ponendo... "... sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri antenati né noi siamo stati in grado di portare?". Atti 15:10.
Per "giogo" Pietro intende la Legge mosaica. Paolo scrive nella sua lettera ai Galati: "Per la libertà Cristo ci ha liberati. State dunque saldi e non sottomettetevi di nuovo al giogo della schiavitù" Galati 5,1.
Paolo si sentì spinto a dire questo perché molti ebrei convertiti tornavano alla piena osservanza della legge mosaica, mentre era stato rivelato che tutto ciò che serve è "essere salvati per la grazia del Signore Gesù" At 15,11. Sempre da Galati leggiamo: "... sappiamo che uno è giustificato non dalle opere della legge, ma dalla fede di Gesù Cristo... nessuno sarà giustificato dalle opere della legge".
Questo significa che si smette di fare opere buone? Certo che no, perché altrimenti la fede sarebbe considerata morta (Giacomo 2:14-26). Ma sono opere buone fatte in libertà e in collaborazione con la grazia gratuita di Dio, che viene sempre prima. Dire che crediamo in Dio, ma non vivere di conseguenza, significa che abbiamo solo intellettualizzato la fede e non l'abbiamo ancora interiorizzata, e questo è pericoloso per il nostro benessere eterno.
Interviene anche Giacomo, che non è solo un apostolo e un ebreo, ma anche un lontano parente di Gesù e, come abbiamo detto, il primo vescovo di Gerusalemme. Egli contraddice le richieste dei suoi colleghi ebrei che richiedevano la circoncisione ai gentili appena convertiti. Appoggia le parole di Pietro, confermandole con un passo del profeta Amos: "Tornerò e ricostruirò la dimora di Davide... perché tutti gli altri popoli cerchino il Signore...". Amos 9:11-12. Data questa chiara indicazione dall'alto, Giacomo continua dicendo che i Gentili che desiderano convertirsi non devono essere scoraggiati con pesi inutili.
Non è bello? La Chiesa sta già imparando a diventare più umana nel trattarsi l'un l'altro, il che sembra essere una risposta al lamento del nostro stesso Salvatore, secondo cui "essi", alcuni avvocati, scribi e farisei, "schiacciano la gente con richieste religiose insopportabili e non alzano mai un dito per alleviare il peso". Matteo 23:4.
Ora, il fatto che il nostro Signore sia diventato veramente umano, sia stato tentato come noi e abbia conosciuto il significato della sofferenza ha fatto pensare ad alcuni che non potesse quindi essere divino allo stesso tempo. L'unione ipostatica, termine dato all'unione e all'integrazione delle due nature, umana e divina, nell'unica persona di Cristo, non era una dinamica ben formulata nella teologia di quel tempo. Molte eresie erano quindi destinate a nascere, e da qui la figura potente e illuminata di sant'Atanasio, che Dio mise così amorevolmente sulla scena quando alcune di queste eresie erano sorte.
Atanasio, il primo dichiarato "Dottore della Chiesa", nacque ad Alessandria, nel nord dell'Egitto, nel 293. Tra i suoi meriti spicca quello di aver affrontato l'eresia di Ario, trasformatasi in arianesimo. Al primo Concilio di Nicea, nel 325, Atanasio si schierò contro Ario e la sua dottrina secondo cui Cristo è di sostanza distinta dal Padre; in altre parole, Cristo non era divino. Egli continuerà a lottare contro l'arianesimo per gran parte della sua vita, soprattutto dopo essere diventato patriarca di Alessandria nel 328. In seguito, a causa dell'influenza che gli ariani stavano acquisendo, fu esiliato per un totale di 17 dei suoi 46 anni di episcopato.
Dopo lunghi anni di lotta morì serenamente il 2 maggio 373. Lasciò un ampio corpus di scritti e fu salutato come "colonna della Chiesa" da Gregorio di Nazianzo. Oggi è annoverato come uno dei più grandi dottori della Chiesa mai esistiti, ma la sua lotta serve a dimostrare che la verità ci è arrivata a caro prezzo, ed è per questo che dovremmo sempre conoscerla, difenderla e soprattutto viverla nella nostra vita. Questo è stato il cammino di Sant'Atanasio, ed è anche il nostro.
I suoi sforzi teologici sono stati una pietra miliare nella storia della Chiesa ed egli ha reso un servizio eccezionale alla verità divinamente rivelata. Il Credo atanasiano fu probabilmente composto durante la sua vita, ma non da lui. Se non avete mai visto questo credo, cercatelo e vedrete quanto sia bello descrivere in dettaglio le verità inconfondibili della Trinità divina ed è una testimonianza di Atanasio anche se non è stato scritto da lui. Nelle sue opere c'è un profondo sentimento e comprensione spirituale e, come ha detto il cardinale Newman, egli è "uno strumento principale, dopo gli Apostoli, con cui le sacre verità del cristianesimo sono state trasmesse e assicurate al mondo".
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