Le letture di oggi offrono profonde intuizioni sulla natura dell'anima e sul suo ruolo integrale all'interno del corpo e dell'intera esperienza umana. In Ezechiele 37, 1-14, incontriamo una vivida visione della valle delle ossa secche. Questa immagine drammatica illustra in modo chiaro e crudo la realtà della desolazione e della mancanza di speranza. Tuttavia, serve anche a testimoniare la speranza che troviamo nella promessa di Dio di risurrezione e rivitalizzazione. Gesù distilla l'essenza della nostra fede nel Vangelo di Matteo (22:34-40), dove sottolinea l'amore per Dio e per il prossimo, toccando la più profonda capacità di relazione e di connessione della nostra anima.
Ezechiele si trova in una valle piena di ossa secche e senza vita, metafora ossessiva dello stato spirituale di Israele durante l'esilio. La nazione si sentiva abbandonata, persa e tagliata fuori da Dio, riecheggiando un'esperienza universale di disperazione e desolazione con cui molti di noi possono confrontarsi.
Il Signore pone a Ezechiele una domanda sorprendente: “Figlio dell'uomo, possono queste ossa prendere vita?”. Questa domanda mette a confronto i confini della fede di Ezechiele. Spesso incontriamo momenti in cui la nostra speranza si sente come quelle ossa secche, sbiancate e aride. Tuttavia, quando Ezechiele ammette: “Signore DIO, tu solo lo sai”, riconosce che la vera comprensione e il vero potere risiedono solo in Dio. Non è arrogante, né privo di fede.
La trasformazione inizia quando Dio ordina a Ezechiele di profetizzare alle ossa, mettendo insieme tendini, carne e pelle. Tuttavia, essi rimangono senza vita fino a quando Dio non soffia in loro lo spirito. Questo evidenzia un punto vitale: mentre il corpo può essere riformato, è l'anima, rappresentata dallo spirito, che porta vita e pienezza alla nostra esistenza. Nella promessa di Dio, Egli afferma: “Metterò il mio spirito in voi perché viviate”. Se ci pensate: che cos'è il corpo più perfetto, cesellato e forte, senza emozioni, pace, gioia e amore? Non è altro che un corpo.
Nella nostra tradizione cattolica e, in effetti, in molti percorsi spirituali, l'anima è intesa come l'essenza immortale di una persona, distinta ma inseparabile dal corpo, fino alla morte. Il corpo, benché essenziale, è incompleto senza lo spirito vivificante. La nostra realtà fisica e la nostra essenza spirituale coesistono, dando forma alla nostra identità, alle nostre scelte e alle nostre interazioni con il mondo.
L'anima riflette la nostra capacità di amare Dio, la nostra capacità di ragionare, di amare e di connetterci profondamente con gli altri. È il luogo in cui risiedono i nostri desideri, le nostre speranze e le nostre relazioni. Amando Dio con tutto il cuore, l'anima e la mente - come comanda Gesù nel Vangelo di oggi tratto da San Matteo - riconosciamo che il nostro stesso essere è interconnesso con Dio e con gli altri. Questo amore non è solo un'emozione, ma è la forza motrice che anima la nostra vita, proprio come lo spirito dà vita alle ossa nella visione di Ezechiele.
La promessa di risurrezione nel messaggio profetico di Ezechiele è duplice. In primo luogo, riguarda il ritorno del popolo ebraico alla sua patria, una realizzazione della speranza comunitaria. In secondo luogo, serve come prefigurazione della comprensione cristiana della risurrezione. Gesù, attraverso la propria risurrezione, ci offre il compimento ultimo di questa promessa. Le nostre anime, sebbene temporaneamente ospitate nei nostri corpi, sono destinate alla vita eterna, una realtà in cui ogni lacrima sarà asciugata e ogni dolore cesserà.
Nel Vangelo di Matteo, il comandamento più grande ci esorta ad amare con la totalità del nostro essere. Questo amore riflette la nostra comprensione di Dio come Amore stesso. È attraverso le relazioni d'amore che incontriamo e sperimentiamo Dio nel modo più profondo. Più abbracciamo la chiamata della nostra anima ad amare e servire, più ci avviciniamo alla vita che Dio ci promette, sia in questo mondo che nell'altro.
Mentre meditiamo su queste verità oggi, riflettiamo su come possiamo impegnare le nostre anime nella ricerca dell'amore e del significato. Ci sono aspetti della nostra vita che sembrano ossa secche? Ci sono relazioni che hanno bisogno di essere rivitalizzate? Stiamo nutrendo la nostra anima attraverso la preghiera, la comunità e gli atti di gentilezza?
In questa celebrazione dell'Eucaristia, siamo invitati a incontrare il Cristo vivente, che infonde nuova vita nelle nostre anime. Permettiamo allo Spirito di risvegliarci, come Dio fece con quelle ossa, e di metterci in grado di amare Dio e il prossimo in modo pieno e autentico attraverso una degna ricezione della Santa Eucaristia.
In conclusione, portiamo avanti la profonda verità che non
siamo solo corpi fisici, ma un'unione di corpo e anima, ognuno vitale per l'altro, e per entrambi siamo grati a Colui che li ha creati. Possiamo vivere pienamente, amando profondamente e abbracciando la promessa di risurrezione che ci assicura una nuova vita ora e per sempre con Colui che è il nostro tutto, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.
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