Amati in Cristo, oggi ci riuniamo per onorare San Giovanni Crisostomo, un grande Vescovo e Dottore della Chiesa la cui vita e i cui insegnamenti risuonano profondamente con le letture della Santa Messa di oggi. Il suo impegno per il Vangelo, la sua eloquenza nella predicazione e la sua incrollabile dedizione alla cura pastorale ci ricordano il cuore della nostra vocazione cristiana.
Nella prima lettura, San Paolo esprime con passione l'urgenza e l'obbligo di predicare il Vangelo. Scrive: “Guai a me se non lo predicassi!”. Questo senso di dovere esistenziale è parallelo alla vita di San Giovanni Crisostomo. Nato ad Antiochia intorno al 349, era un oratore dotato di un profondo amore per la Parola di Dio. Il suo nome, che significa “bocca d'oro”, descriveva in modo appropriato la sua capacità di articolare in modo udibile le verità del Vangelo con chiarezza e zelo. Giovanni Crisostomo sentì il peso delle parole di Paolo; riconobbe che la predicazione della Parola di Dio non era solo una professione, ma una vocazione che avrebbe richiesto tutta la sua attenzione, energia, cuore e anima.Come abbiamo letto, Paolo spiega di essersi fatto “schiavo di tutti”. Questa umiltà e disponibilità a servire gli altri era evidente anche nella vita di Crisostomo, in particolare durante il suo periodo come arcivescovo di Costantinopoli.
Predicava instancabilmente per la giustizia sociale, opponendosi alle ingiustizie della ricchezza e del privilegio. Si preoccupò profondamente per i poveri, spesso rinunciando alle proprie comodità per difendere gli emarginati dalla società. Il suo impegno non era finalizzato a ottenere riconoscimenti o premi, ma al bene del Vangelo, incarnando l'essenza stessa della leadership sacrificale di Cristo.
Nel Vangelo di Luca, sentiamo Gesù che ci mette in guardia contro i ciechi che guidano i ciechi. Ci implora di riconoscere i nostri difetti prima di cercare di correggere e guidare gli altri. Il Crisostomo, nella sua predicazione, sottolineava la necessità dell'autoesame e del pentimento. Aveva capito che non si può guidare efficacemente se si è ciechi di fronte alle proprie mancanze. Il Vangelo ci chiama all'autenticità; questo si vede nel modo in cui il Crisostomo si è avvicinato al suo ministero: non è stato solo un predicatore di parole, ma un uomo d'azione, allineando la sua vita con gli stessi insegnamenti che esponeva.
Giovanni Crisostomo aveva uno spirito inflessibile, anche di fronte a grandi avversità. La sua natura schietta lo portò spesso a scontrarsi con chi aveva il potere e a finire in esilio. Tuttavia, egli abbracciò la sofferenza, intendendola come parte del cammino cristiano. Una volta disse: “La strada che porta alla fine non è dolce; è piena di spine, ma la fine è dolce”. In effetti, correre la gara della fede, come ci incoraggia Paolo, richiede resistenza e disciplina, qualità che Crisostomo ha esemplificato.
La sua eredità è una testimonianza del potere duraturo del Vangelo e un invito a ciascuno di noi a esaminare come possiamo vivere meglio la nostra fede. La sua vita ci invita a riflettere: Stiamo correndo la gara in modo tale da tendere a quella corona imperitura? Siamo disposti a disciplinarci come fanno gli atleti, in modo da essere pronti a condividere la Buona Novella in modo efficace, con chiarezza e integrità?
Nel ricordare questo santo, ascoltiamo la chiamata all'azione radicata nell'abbandono, nell'umiltà e nell'amore per gli altri. Possiamo non solo proclamare il Vangelo con le labbra, ma anche incarnare la sua profonda verità nella nostra vita. Siamo sempre vigili nella nostra vita spirituale, rimuovendo le travi che ostacolano la nostra visione, in modo da poter veramente aiutare i nostri fratelli e sorelle a vedere la luce di Cristo.
In questo modo, San Giovanni Crisostomo possa intercedere per noi mentre ci sforziamo di riflettere l'amore di Cristo nelle nostre comunità, abbracciando la nostra chiamata a predicare il Vangelo con parole e azioni. Amen.
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