Oggi ci vengono presentate letture profonde tratte dal libro di Ezechiele e dal Vangelo di Matteo. Entrambi i brani ci parlano con forza, ricordandoci la maestà di Dio e il dovere che abbiamo come suoi seguaci, soprattutto nel nostro attuale clima sociale e politico.
La visione di Ezechiele è impressionante. Immaginate la scena: vede una tempesta, una grande nube di fuoco, creature viventi e un trono che irradia la gloria di Dio. Non si tratta di una semplice manifestazione del divino, ma di un'affermazione sulla natura del nostro rapporto con Dio. La gloria del Signore, descritta come splendore e maestà, ci ricorda la sua sovranità su tutta la creazione, anche in mezzo al caos e all'esilio. Nella nostra vita, segnata da sfide e incertezze, anche noi possiamo talvolta avere la sensazione di vivere in tempi di esilio. Siamo testimoni della corruzione nel governo e nella società, della confusione nella chiarezza morale e di un generale allontanamento dagli insegnamenti di Dio.
Nel Vangelo vediamo un assaggio dell'umiltà di Gesù. Egli parla della sua imminente sofferenza e i discepoli sono sopraffatti dal dolore. È un richiamo al fatto che il cammino del discepolato non è facile, ma richiede sacrifici. Gesù affronta poi la questione della tassa sul tempio.
Abilmente fa notare che i sudditi sono liberi dal pagare le tasse al re, proprio come noi, come figli di Dio, siamo liberi dai pesi di questo mondo. Ma in un atto di carità, decide di accondiscendere per non offendere.
Questa storia ci invita a riflettere sulle nostre responsabilità di cristiani in un mondo che spesso sembra perso e alla deriva. Come Pietro, possiamo sentirci costretti a conformarci alle aspettative della società, a pagare le tasse anche quando sappiamo che potrebbero finanziare iniziative contrarie alle nostre convinzioni. L'aumento delle questioni riguardanti la vita, la famiglia e la libertà religiosa nel nostro mondo di oggi può essere scoraggiante e confuso. Siamo di fronte a una cultura che cerca di ridefinire la famiglia, di minare i valori ritenuti sacri dalla nostra fede e persino di mettere in discussione il nostro diritto alla libera espressione.
Tuttavia, abbiamo davanti a noi l'esempio di Cristo. Nonostante le sfide, Egli compie un miracolo per adempiere al suo obbligo. Anche noi siamo chiamati a essere diligenti e fedeli ai nostri doveri, restando fermi nelle nostre convinzioni, sostenendo ciò che è giusto e non solo ciò che è popolare. Non dobbiamo lasciarci intimorire dal silenzio o renderci complici di ingiustizie.
Guardandoci intorno oggi, di fronte alle proteste contro le ingiustizie, alle lotte per un'autentica uguaglianza e ai dibattiti sulla santità della vita, ricordiamoci che noi, come cristiani, abbiamo una voce. Siamo chiamati a sostenere la verità rivelataci da Dio, proprio come Ezechiele proclamò la parola del Signore in terra straniera. Non siamo semplici spettatori, ma piuttosto partecipanti impegnati nella vita della Chiesa e della società.
Dobbiamo fare in modo che le nostre azioni riflettano la gloria di Dio di cui abbiamo avuto testimonianza nella visione di Ezechiele. Quando ci comportiamo in pubblico, facciamolo con grazia e dignità, onorando la nostra fede ed essendo testimoni della verità. La nostra sfida oggi è quella di difendere le nostre convinzioni con lo stesso zelo e la stessa saggezza di Gesù e dei suoi discepoli.
Concludiamo con questo: mentre lasciamo questa Messa, possiamo sforzarci di incarnare la bellezza della presenza di Dio nelle nostre vite, promuovendo la giustizia, la misericordia e l'amore. Con la grazia di Dio, invitiamo gli altri a condividere la visione della Sua gloria e facciamo in modo che ogni nostra azione porti a una maggiore consapevolezza del Suo splendore, illuminando il cammino della nostra società persa nelle tenebre.
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