Lunedì - 20a settimana del Tempo Ordinario B

Published on 18 August 2024 at 07:00

Le letture di oggi ci ricordano la profonda gravità del peccato agli occhi di Dio e il modo in cui esso modella le nostre relazioni, non solo con Lui, ma anche tra di noi e con noi stessi. Attraverso il messaggio a Ezechiele e le sue azioni profetiche, ci confrontiamo con la verità del potere distruttivo del peccato e, nello scambio tra Gesù e il giovane ricco, comprendiamo il costo del discepolato e il rifiuto del peccato.

Nella prima lettura, tratta da Ezechiele (EZ 24,15-23), incontriamo un comando inimmaginabile da parte di Dio, un comando che risuona con profondo dolore ma che richiede un'obbedienza radicale. Dio ordina a Ezechiele di non piangere la morte della sua amata moglie, perché questa perdita è un segno della più grande tragedia che colpisce il suo popolo. Dio sta per profanare il suo santuario, la delizia dei loro occhi, a causa della loro infedeltà e del loro peccato. La severità di questa immagine rivela la severità con cui Dio prende il peccato, sottolineando quanto seriamente desideri una relazione fedele con i suoi figli.

Il peccato interrompe questa relazione, portando a uno stato doloroso in cui il popolo di Dio “marcirà a causa dei [suoi] peccati e gemerà l'uno con l'altro”. Qui vediamo che il peccato porta con sé delle conseguenze, sia in senso fisico che spirituale. Ci allontana dall'amore e dalla misericordia di Dio e ci pone in una spirale di disperazione. Dio desidera che riconosciamo come il peccato ci separi dal suo santuario, il luogo dove troviamo l'amore, la grazia e la vita stessa. Ci sta mostrando quanto il peccato sia incompatibile con la sua presenza tutta santa.

Passiamo poi al Vangelo (MT 19,16-22), dove un giovane si avvicina con rispetto a Gesù cercando la vita eterna. Gesù delinea i comandamenti e il giovane proclama con orgoglio la sua osservanza, ma sente ancora l'inquietante domanda di ciò che gli manca. Con amore e chiarezza penetrante, Gesù lo invita ad andare, a vendere tutto ciò che possiede e a seguirlo. Questa chiamata non è solo un invito al distacco dalle ricchezze materiali; è un rifiuto radicale di tutto ciò che ostacola la nostra relazione con Dio. Questa scena del Vangelo sottolinea anche quanto dobbiamo essere disposti a lottare con il nostro io inferiore per essere discepoli più autentici del Signore.

Il giovane ricco se ne va addolorato perché non riesce a lasciar andare ciò che gli è tanto caro. Il netto contrasto è evidente: il giovane ricco ama i suoi beni più di quanto ami Dio. In questo momento, siamo testimoni dell'essenza del peccato: dare la priorità ai desideri e agli attaccamenti personali rispetto ai comandamenti divini e alla chiamata al discepolato. Seguire pienamente Gesù significa rifiutare il peccato nelle sue molteplici forme, che siano l'avidità, l'orgoglio o la riluttanza a rinunciare al controllo della nostra vita.

Queste letture illustrano che il peccato è profondamente radicato nella condizione umana; si manifesta come un ostacolo alla nostra gioia e realizzazione finale. Proprio come Dio era addolorato dalle azioni del suo popolo, anche noi causiamo dolore a Dio quando ci aggrappiamo al peccato. Questo dovrebbe risvegliare in noi un senso di urgenza e di pentimento. Dio detesta vedere il peccato in noi non per mero giudizio, ma per amore divino. Desidera che siamo liberi dai pesi che il peccato pone sulla nostra vita. Evitare il peccato, quindi, con tutte le nostre forze e capacità, è una parte importante del fare la volontà di Dio.

Riflettiamo su quanto Dio ci ami nel volerci liberare dalle pesanti catene che intrappolano le nostre anime. Egli vuole che riconosciamo le aree della nostra vita in cui diamo priorità agli attaccamenti terreni rispetto ai valori eterni. Dio ci chiama a essere come Ezechiele, non nella sofferenza che sopportiamo, ma nella nostra volontà di obbedirgli completamente, anche in mezzo alle perdite. Seguendo Gesù, troviamo un percorso che ci porta alla gioia autentica, radicata nell'amore, nel servizio e nella speranza della vita eterna.

Quando ci riuniamo oggi alla Santa Messa, portiamo al Signore le nostre lotte con il peccato e preghiamo per ottenere la grazia di riconoscere le “ricchezze” che ci sono troppo care e di avere il coraggio di consegnarle a Dio, in modo da ottenere il vero tesoro che si trova nel seguire Lui. Nei nostri cuori e attraverso le nostre azioni, facciamo risuonare la chiamata: “Gesù, ti seguirò. Rifiuterò il peccato”.

Madre Santissima, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te.

Amen.


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