Lunedì - 22ª Settimana del Tempo Ordinario B

Published on 1 September 2024 at 07:00

Cari fratelli e sorelle in Cristo, oggi ci ritroviamo a riflettere su due brani forti che ci invitano a scavare nel cuore della nostra fede: La prima lettera di San Paolo ai Corinzi e il Vangelo di Luca, che narra il ritorno di Gesù nella sua città natale, Nazareth. Entrambe le letture parlano dell'essenza della nostra vocazione di cristiani e del modo in cui dobbiamo impegnarci con il mondo che ci circonda.

 La lettera ai Corinzi fu scritta intorno al 55 d.C. da San Paolo, rivolgendosi alla comunità cristiana di Corinto, una città vivace nota per il suo commercio, la sua diversità e le sue complessità morali. Paolo scrisse questa lettera da Efeso durante un periodo in cui la chiesa di Corinto stava lottando contro la divisione e l'influenza di varie idee filosofiche. Paolo voleva chiarire il fondamento della loro fede: essa poggia su Gesù Cristo crocifisso, non sulla sapienza o sull'eloquenza umana. Il suo approccio era intenzionalmente umile, segnato da “debolezza e timore”, per sottolineare che la vera forza del Vangelo viene dallo Spirito Santo.

Nel Vangelo di Luca, assistiamo all'inizio del ministero pubblico di Gesù che torna a Nazaret, dove era cresciuto. Questo brano, scritto probabilmente negli anni '80 d.C., rivela l'autoidentificazione di Gesù e la missione affidatagli, annunciata dalla profezia di Isaia. Le sue parole suscitarono inizialmente l'ammirazione del suo popolo, ma si trasformarono rapidamente in indignazione quando egli sfidò le loro aspettative e i loro pregiudizi.

Citando gli esempi di Elia ed Eliseo, evidenziò la misericordia di Dio che si estendeva al di là di Israele, chiarendo che la sua missione includeva gli emarginati e i forestieri.

Riflettendo su queste Scritture, possiamo individuare temi significativi che risuonano profondamente con il nostro mondo contemporaneo. Nella prima lettura, il proposito di San Paolo di non conoscere “nulla... se non Gesù Cristo” ci invita a considerare la nostra stessa proclamazione di fede. In un mondo inondato di informazioni, opinioni e voci che reclamano la nostra attenzione, ci viene ricordato che il nucleo del nostro messaggio è semplice ma profondo: Cristo e il suo crocifisso. Questa semplicità richiede umiltà. Molti oggi, soprattutto nell'era digitale, cadono nella trappola di cercare l'approvazione della saggezza umana piuttosto che affidarsi alla potenza di Dio. Che cosa significa per noi portare la nostra fede con umiltà? Come possiamo fare in modo che il nostro messaggio non rifletta i nostri programmi, ma l'amore liberatorio di Gesù?

Passando al Vangelo, Gesù affrontò il rifiuto da parte di coloro che lo conoscevano meglio. La loro ammirazione iniziale si è trasformata in disprezzo quando ha sfidato le loro opinioni. Questo rifiuto ci insegna la difficoltà di abbracciare la pienezza del messaggio di Dio. Anche nelle nostre chiese di oggi, spesso ci aggrappiamo a idee comode su Dio e non riusciamo ad abbracciare la complessità dei suoi piani, che potrebbero includere gli emarginati e gli oppressi.

Mentre riflettiamo sugli eventi attuali, consideriamo le discussioni in corso sulla giustizia sociale e l'inclusione. Molti, come la gente di Nazareth, possono resistere a messaggi che sconvolgono la nostra comprensione di chi appartiene alla famiglia di Dio o di chi merita la grazia di Dio. Stiamo aprendo i nostri cuori alla possibilità che la grazia di Dio non sia legata ai nostri limiti o alle nostre aspettative?

Infine, entrambe le letture ci ricordano la nostra missione collettiva di portare la “lieta novella ai poveri” e di proclamare la libertà agli oppressi. Nella società moderna, dove le divisioni dilagano, la chiamata a essere strumenti di pace e di giustizia è urgente. Viviamo in un mondo in cui questioni come l'aborto, la povertà, la politica dell'identità, la guerra al matrimonio e alla famiglia e sì, anche la crisi dei rifugiati e le disposizioni per le generazioni future richiedono la nostra attenzione. Come possiamo rispondere come ha fatto Gesù, tendendo la mano a coloro che la società può trascurare o rifiutare, dando la priorità ai più vulnerabili tra noi, dal concepimento alla morte naturale?

Possiamo, come San Paolo che seguiva Gesù con tutto il cuore, portare con coraggio la nostra fede nel mondo, ricordando che la vera forza non sta nella nostra eloquenza, ma nella nostra volontà di servire, proteggere e amare in umiltà.

Amen.


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