Cari fratelli e sorelle in Cristo, oggi ci riuniamo sotto la grazia di Dio, riflettendo sul messaggio profondo e senza tempo che ci viene presentato nelle letture di Efesini e del Vangelo di Luca. Questi testi ci sfidano a riconsiderare le nostre vite e le strade che seguiamo, invitandoci a una comprensione più profonda di ciò che significa vivere veramente secondo lo Spirito, piuttosto che secondo le vie fugaci del mondo.
Nella lettera agli Efesini, San Paolo ci ricorda la condizione del nostro cuore prima di incontrare la grazia di Dio. Parla di essere “morti nelle nostre trasgressioni e nei nostri peccati”, vivendo nei desideri della carne e seguendo le vie di questo mondo. Quanto facilmente possiamo scivolare in questa mentalità! La nostra società ci bombarda costantemente con messaggi che equiparano il successo alla ricchezza, la felicità all'accumulo e promuovono la convinzione che il valore della vita risieda in ciò che possediamo. Questa è l'“età di questo mondo”, un mondo che ci dice che le risposte ai nostri desideri più profondi possono essere trovate attraverso il possesso e l'indulgenza.
Eppure, Paolo ci offre una speranza. Dichiara che “Dio, ricco di misericordia”, ci ha dato una nuova vita attraverso Cristo. Questa grazia è trasformativa in quanto ci eleva, ci innalza attraverso la grazia della forza che viene da Gesù e ci offre un chiaro invito al discernimento riguardo a ciò che perseguiamo in questa vita. “Posso fare ogni cosa per mezzo di Colui che mi fortifica”. Per la grazia inviata dal Padre, siamo invitati a lasciarci alle spalle le vuote ricerche del mondo e a diventare “opera sua, creati in Cristo Gesù per opere buone”. È qui che risiedono la nostra vera identità e il nostro scopo: non in ciò che possiamo raccogliere, ma in ciò che siamo chiamati a essere.
Nel Vangelo, Gesù affronta direttamente l'impulso umano dell'avidità con la parabola dell'uomo ricco che, sopraffatto dall'abbondanza, progetta di accumulare più beni e comodità. Nella sua miopia, dimentica la fragilità della vita. Dio lo chiama stolto perché ha accumulato tesori per sé senza essere “ricco di ciò che conta per Dio”. Questo spostamento di attenzione è fondamentale. Gesù non sta scartando del tutto la ricchezza, ma ci esorta a valutare il suo significato e il nostro rapporto con essa. La ricerca della ricchezza ci avvicina a Dio e alle opere buone che ha preparato per noi, oppure ci allontana dal nostro vero scopo?
Mentre riflettiamo su queste lezioni, chiediamoci: Ci stiamo lasciando consumare dalle ricerche di questo mondo? Stiamo lasciando che le pressioni della società dettino le nostre scelte e i nostri valori? Oppure stiamo vivendo come persone trasformate dalla grazia, incarnando una spiritualità che dà priorità a legami più profondi, al servizio agli altri e a una vita ricca di fede, speranza e amore?
La ricerca della ricchezza materiale può essere un'illusione, che promette sicurezza e appagamento ma che spesso porta al vuoto e all'insoddisfazione. Quando riponiamo la nostra fiducia nei beni piuttosto che in Dio, rischiamo di diventare prigionieri dei nostri desideri. Tuttavia, come ci ricorda San Paolo, la grazia di Dio ci libera da questa schiavitù. Ci invita a una vita che trabocca di scopi e di ricchezza al di là del guadagno materiale.
Allora, come coltivare una vita di scopo nello Spirito? Si comincia col riconoscere che tutto ciò che abbiamo è un dono di Dio e deve essere usato per portare luce nel mondo. Siamo chiamati alla generosità, a condividere le nostre benedizioni e a essere amministratori delle risorse che Dio ci ha affidato, non solo per il nostro benessere ma anche per il miglioramento
degli altri. In questo modo lo compiaciamo con le nostre azioni e dimostriamo di amarlo veramente. Che possiate essere benedetti mentre proseguite il vostro cammino per seminare e raccogliere frutti abbondanti per il Regno di Dio. Non preoccupatevi mai, perché è allora, dopo aver cercato prima il suo Regno, che ci sarà aggiunto tutto il necessario. Santissima Madre Maria, Regina della bontà e della vera fede, prega per noi che ricorriamo a te. Amen.
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