Oggi, mentre ci riuniamo per celebrare la festa di San Lorenzo, ricordiamo un uomo la cui vita ha esemplificato gli insegnamenti di Cristo, in particolare quelli che ascoltiamo nelle letture odierne dalla Seconda Corinzi e dal Vangelo di Giovanni. San Lorenzo, diacono della Chiesa primitiva, era noto per la sua fede incrollabile, la sua carità e infine il suo martirio per amore di Cristo.
Lorenzo visse nel III secolo, durante un periodo di intensa persecuzione dei cristiani. Dopo l'arresto dei gerarchi ecclesiastici, Lorenzo si occupò dei poveri e degli emarginati di Roma. Il suo spirito di generosità era leggendario; distribuì le risorse della Chiesa a chi ne aveva bisogno, adempiendo alla chiamata ad essere un donatore allegro, come vediamo enfatizzato in 2 Corinzi 9. Lorenzo non si limitò a dare dalla sua abbondanza; riconobbe che la vera ricchezza sta nella nostra disponibilità a dare generosamente, anche con sacrificio.
Le parole di San Paolo ci ricordano che "chi semina con abbondanza raccoglierà con abbondanza". La vita di Lorenzo è stata una testimonianza di questo principio. La sua generosità ha portato gloria non solo a Dio, ma ha anche trasformato la vita di coloro che ha servito. Anche se avrebbe potuto facilmente tenere per sé i tesori della Chiesa, ha dimostrato un cuore che, come il chicco di grano di cui parla Gesù nel Vangelo, era disposto a cadere a terra e a morire perché altri potessero vivere.
Nel Vangelo di San Giovanni, Gesù ci dice che se il chicco di grano non cade in terra e non muore, rimane solo un chicco. Questo è il mistero profondo della nostra fede: la chiamata a morire a noi stessi per produrre frutto. Lawrence divenne un martire, dando alla fine la sua vita per il Cristo che serviva e per i poveri che amava. La sua resa definitiva non ha comportato la perdita della vita, ma la fioritura del suo spirito e un'eredità duratura di fedeltà e compassione.
Siamo chiamati a seguire l'esempio di Lorenzo. La nostra vita deve essere un riflesso del nostro amore per Cristo, caratterizzato da atti di generosità che vanno oltre i beni materiali. I semi della nostra gentilezza, carità e servizio agli altri sono vitali per produrre un ricco raccolto di amore, compassione e grazia nel mondo. Questo non avviene senza sacrifici o disagi, proprio come il martirio di San Lorenzo, che fu brutale ma profondamente fedele.
In un mondo spesso guidato dall'interesse personale e dall'accumulo, come possiamo, come Lawrence, emulare davvero il cuore di chi dona con gioia? Si comincia con una decisione. Ognuno di noi deve decidere come utilizzare il proprio tempo, talento e tesoro. Che si abbia molto o poco, la chiamata rimane la stessa: dare abbondantemente di noi stessi.
Quando serviamo gli altri, quando mettiamo i loro bisogni al di sopra dei nostri, non solo viviamo il Vangelo, ma ci assicuriamo anche di essere dove è Cristo. E dobbiamo sempre ricordare che la nostra forza motrice principale, e colui che ci dà il sostentamento per poter aiutare gli altri, è sempre Cristo. A questo proposito, le nostre opere buone devono essere nettamente diverse da quelle degli atei benpensanti. Aiutiamo i poveri come loro, ma vediamo Cristo nei poveri e lo amiamo in loro.
Oggi, mentre ricordiamo la vita e il sacrificio di San Lorenzo, preghiamo per avere la grazia di prendere a cuore il suo esempio. Possiamo diventare come il chicco di grano, disposti a morire ai nostri desideri e, così facendo, possiamo portare un raccolto di giustizia che onori Dio e sollevi i bisognosi.
Per intercessione di San Lorenzo, possiamo tutti essere trasformati in donatori gioiosi e generosi, impegnati a seguire Cristo in ogni atto di gentilezza e amore. Amen.
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