Sabato - 23ª Settimana del Tempo Ordinario B - Festa dell'Esaltazione della Santa Croce

Published on 13 September 2024 at 07:00

Cari fratelli e sorelle in Cristo, mentre ci riuniamo per celebrare la Festa dell'Esaltazione della Santa Croce, siamo invitati a riflettere sul profondo significato della croce nella nostra vita di cristiani cattolici. È un simbolo che parla di sofferenza, sacrificio e, infine, di salvezza. Le letture di oggi offrono un ricco arazzo di temi che collegano la nostra esperienza umana all'azione divina nella storia, culminando nell'offerta di Gesù Cristo.

Nella prima lettura, tratta dal Libro dei Numeri, incontriamo gli israeliti nel deserto, che brontolano contro Dio e Mosè. Il loro viaggio è stato lungo e faticoso e la loro pazienza si è esaurita; gridano disperati: “Perché ci hai fatto salire dall'Egitto per farci morire in questo deserto?”. Nel loro malcontento, il Signore permette ai serpenti di invadere il loro accampamento come conseguenza della loro mancanza di fede e di gratitudine. Segue un momento di pentimento. Il popolo riconosce il proprio peccato e chiede a Mosè di intercedere presso Dio.

Qui vediamo un'importante lezione sulla responsabilità e sull'umiltà. Gli israeliti hanno riconosciuto il loro bisogno di misericordia divina. In risposta alle loro grida, Dio incarica Mosè di creare un serpente di bronzo e di montarlo su un'asta. Il bronzo rappresenta qualcosa che dura nel tempo. Mentre i serpenti morditori e castigatori andavano e venivano, il serpente di bronzo che rappresenta Cristo e la sua passione, cioè il suo amore per noi, dura per sempre. Chi viene morso deve guardare questo serpente per essere guarito. Questa immagine della croce prefigura l'ultimo atto di salvezza che avverrà attraverso Gesù.

San Paolo, nella sua lettera ai Filippesi, descrive il mistero dell'incarnazione di Cristo e della sua obbedienza fino alla morte, anche alla morte di croce. In questo vediamo non solo l'umiltà, ma anche l'esaltazione che ne consegue. Gesù, che è pienamente divino, non si aggrappa al suo status, ma assume l'umiltà dell'umanità per salvarci. Questo atto di autosvuotamento - lakenosi, come la chiama Paolo - rivela il cuore dell'amore di Dio: un amore che non cerca il potere o il dominio, ma piuttosto abbraccia la sofferenza per il bene degli altri.

Mentre percorriamo il cammino della nostra vita, spesso ci identifichiamo con gli israeliti. Viviamo momenti di dubbio, brontolio e stanchezza. Le nostre lotte possono portarci a mettere in dubbio la presenza e lo scopo di Dio. Tuttavia, oggi ci viene ricordato che nei momenti di oscurità e di disperazione è la croce a offrirci speranza e guarigione. Come il serpente di bronzo sollevato nel deserto portò la guarigione fisica, così la crocifissione porta la redenzione spirituale e quando guardiamo il nostro Signore Dio sulla croce, anche noi gli permettiamo di iniziare a guarire le nostre rotture e illuminare le nostre prove e sofferenze.

Dio, infatti, non ha mandato il suo Figlio nel mondo per condannarlo, ma per salvarlo. Questa profonda verità ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la croce. Essa non è solo un oggetto di sofferenza, ma una gloriosa testimonianza dell'amore di Dio. La croce rappresenta il culmine del desiderio di Dio di riconciliare a sé l'umanità.

Mentre celebriamo questa festa, abbracciamo la croce non solo come simbolo di sacrificio, ma come chiamata all'amore e al servizio nella nostra vita. Ci sfida a morire al nostro vecchio io e a risorgere con Cristo per camminare in novità di vita. Siamo invitati a portare le nostre croci, non nella disperazione, ma nella gioiosa attesa della risurrezione.

Che la Santa Croce sia il nostro faro di speranza, guidandoci a condividere questo incredibile dono d'amore con il mondo che ci circonda, affinché ogni ginocchio si pieghi e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore. Amen.


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