Sabato - 24ª Settimana del Tempo Ordinario B - Festa di San Matteo, apostolo ed evangelista

Published on 20 September 2024 at 07:00

Cari amici, in questa speciale festa di San Matteo, ci uniamo a tutta la Chiesa nel ringraziare Dio per il dono della chiamata che fa a ciascuno di noi a seguire e diventare veri discepoli di nostro Signore Gesù Cristo. Questo è veramente un dono, e questo è il modo in cui Matteo ha inteso il suo viaggio: come un dono dall'alto al di là di ogni dire. Lui e gli apostoli sapevano di avere un posto in prima fila per il cambiamento della storia umana così come la conoscono loro e noi, perché in Cristo tutte le cose sono continuamente sostenute e fatte nuove.

Ogni volta che leggo l'inizio del quarto capitolo della lettera di San Paolo agli Efesini, non posso fare a meno di ricordare quanto questo passo delle Scritture sia stato determinante per il modo in cui il Signore mi ha chiamato al suo magnifico servizio, per quanto fossi indegno. La sua forza sta nel fatto che Paolo ammonisce gli Efesini, anch'essi chiamati alla novità di vita, ad assicurarsi di vivere in modo consono a coloro che dicono che Gesù è il loro leader, modello, messia e Dio. “Io... vi esorto a vivere in modo degno della chiamata che avete ricevuto”, disse a loro e a noi.

Che cosa significava per Matteo vivere in un modo che fosse gradito al Signore, degno della chiamata che gli aveva mostrato?

Sappiamo che Matteo era un esattore delle tasse. Non ci viene detto che fosse un esattore delle tasse principale, come lo era Zaccheo, quindi era soggetto ai suoi padroni, sia a Roma che nel territorio nazionale in Israele.

Sappiamo che Matteo, come tutti gli esattori delle tasse, sarebbe stato disprezzato dai suoi compatrioti, perché considerato un traditore del popolo eletto di Dio e un amico di quello che la maggior parte di loro considerava il loro più grande nemico: Roma. Gesù mostrò a Matteo che non era necessario che fosse così e che, alla fine, il più grande nemico per tutti gli uomini non era e non sarebbe mai stato Roma, ma quello che la Scrittura chiamava “l'ultimo nemico” di Gesù: la morte stessa.

Gesù avrebbe mostrato a Matteo una nuova via: la via dell'amore... dell'amore sacrificale. Gli avrebbe insegnato, come avrebbe insegnato agli altri, che la vera grandezza agli occhi di Dio non era il successo mondano, il prestigio o l'onore. Non si trovava nel potere e nel dominio sulle persone e sulle loro vite. Non era nella fama e nell'eredità, nella ricchezza o nella realizzazione. Piuttosto, la vera grandezza si sarebbe trovata nel servizio, nel mettere a disposizione la propria vita per aiutare gli altri; aiutare gli altri, sì, in questa vita, ma in ultima analisi per arrivare all'altra. Avrebbe mostrato a Matthew che il nostro scopo e la nostra esistenza sono molto più di quanto non sembri. Dovevamo diventare persone di visione, persone che estendevano il loro sguardo oltre il cielo visibile, fino ai pascoli eterni del cielo.

Gesù avrebbe mostrato a Matteo che la nostra casa non era qui e che il nostro scopo non era limitato al qui e ora, ma che la nostra casa eterna sarebbe stata in cielo per stare con lui, il Padre, lo Spirito Santo e il resto dei cittadini del paradiso per sempre. Egli avrebbe insegnato a Matteo, come cerca continuamente di insegnare a noi, che il paradiso non riguarda tanto la beatitudine, quanto l'amore che ci unisce tutti in un rapporto di vita.

San Matteo fu invitato a intraprendere un viaggio che nemmeno la sua immaginazione era ancora in grado di immaginare. Avrebbe visto, anche in questo mondo, cose che non erano mai state pensate possibili. Avrebbe visto il suo Signore camminare sull'acqua, risuscitare i morti, dire al vento e al mare di stare fermi e riportare il mondo alla calma, ma avrebbe anche dovuto sopportare il dolore lancinante della cattura, della tortura e della brutale esecuzione del suo maestro, del suo Signore, del suo amico e fratello, del suo Dio e di tutti.

Siamo pronti a essere come San Matteo? Siamo pronti a continuare a permettere al Signore di condurci, guidarci e sostenerci attraverso le tempeste della vita per portarci alla beatitudine eterna con Lui? Se siamo pronti, allora continuiamo a vivere, prima di tutto, per gli altri, e allora grandi cose accadranno per noi, come accadde per i dodici e come accadde per Matteo.

Nostra Signora, Regina degli Apostoli, prega per noi che ricorriamo a te.


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