Sabato - 29a Settimana del Tempo Ordinario B

Published on 25 October 2024 at 01:03

Cari fratelli e sorelle in Cristo, le letture di oggi in questa Messa ci invitano a riflettere profondamente sui temi della grazia, della pazienza, del discernimento e della natura dei nostri rapporti reciproci come membri del Corpo di Cristo. Nella lettera agli Efesini, ci viene ricordato che “la grazia è stata data a ciascuno di noi secondo la misura del dono di Cristo”. Questa grazia ci chiama a portare frutto nella nostra vita, non per noi stessi, ma per l'edificazione del Regno di Dio. Ognuno di noi ha un ruolo unico in questa impresa, sia come apostolo, profeta, evangelista, pastore o insegnante. Siamo chiamati a lavorare insieme nell'amore, crescendo nella pienezza di Cristo.

Tuttavia, mentre ci sforziamo di adempiere alla nostra chiamata, spesso incontriamo situazioni in cui il frutto che desideriamo vedere sembra sfuggente. Il Vangelo di oggi ci parla di un fico che, per tre anni, non ha dato alcun frutto. In preda alla frustrazione, il proprietario vorrebbe abbatterlo, ma il giardiniere intercede chiedendo solo un altro anno di cure e di coltivazione. Questa parabola funge da potente metafora per le nostre relazioni, specialmente con coloro che possono resistere al pentimento o sembrare stagnanti nella loro fede.

Gesù aggiunge un altro livello alla nostra comprensione quando parla dei Galilei e della torre di Siloam, ricordandoci che la sofferenza non è sempre il risultato di un peccato più grave. Le nostre sofferenze e le nostre prove fanno parte dell'esperienza

umana universale e la necessità del pentimento è una chiamata per tutti. In questo modo, Gesù ci insegna che la nostra pazienza non è solo un'attesa passiva, ma un impegno attivo ancorato all'amore.

Tuttavia, dobbiamo anche affrontare la realtà che non tutti risponderanno a questa chiamata a crescere. In questi momenti, come possiamo discernere quando allontanarci da una persona resistente al cambiamento? Gesù stesso ci dice di “scuotere la polvere dai nostri piedi” di fronte al rifiuto. Questa direttiva non deve essere presa come un atto di abbandono o di ostilità, ma piuttosto come un riconoscimento dei limiti nelle nostre relazioni. È un promemoria che ci ricorda che, pur estendendo la grazia, non siamo responsabili della ricezione di tale grazia da parte degli altri.

Quando incontriamo persone che rifiutano di ascoltare o di cambiare, soprattutto quando si tratta di sottomettersi all'autorità del Vangelo, riconosciamo che il nostro ruolo non è quello di giudicare, ma di incarnare la grazia. Come il giardiniere, possiamo invocare la pazienza, ma se c'è un persistente rifiuto di ascoltare la chiamata di Cristo, dobbiamo fare amorevolmente un passo indietro, scuotendo la polvere della delusione e mantenendo la speranza nella loro futura trasformazione.

I confini sono fondamentali: proteggono il nostro benessere spirituale e quello dell'altro. Discernendo attentamente quando fare un passo indietro, creiamo uno spazio per l'azione dello Spirito Santo. Non abbandoniamo queste persone, ma mettiamo da parte le nostre aspettative e permettiamo alla grazia di Dio di raggiungerle a suo tempo.

Mentre facevo la mia passeggiata quotidiana lungo il Tevere, qui a Roma, una volta ho chiesto in preghiera a nostro Signore cosa avrei potuto fare per aiutare meglio i giovani studenti che accompagnavo nel loro cammino verso i voti solenni e l'ordinazione, e la sua risposta è stata un amorevole ma fermo: “Stai fuori dalla mia strada”. È proprio vero. È il Signore che trasforma i cuori e il nostro compito è quello di non intralciarlo. Non possiamo essere prepotenti, possessivi o addirittura invadenti nel nostro desiderio di bene dell'altro. Piuttosto,

arriva un momento in cui bisogna fare un passo indietro nella fede e permettere al Signore di continuare il cammino con quel fratello o quella sorella.

Allo stesso tempo, quando pensiamo al Corpo di Cristo, dobbiamo ricordare la nostra interconnessione. Paolo ci insegna che, mentre ogni parte svolge la sua funzione, la Chiesa si edifica nell'amore. Non possiamo fare questo lavoro da soli, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ed è attraverso questo sostegno reciproco che inizia la vera trasformazione.

Pazienza significa amore impegnato, e spesso significa contemplazione orante. Dobbiamo investire nella coltivazione del terreno intorno al fico: impegnarci in conversazioni oneste, fornire richiami gentili ma fermi e creare spazi in cui la verità possa essere condivisa con amore. Ogni momento in cui incontriamo queste situazioni difficili, diventa un'opportunità di crescita per noi stessi e per l'altro.

Mentre navighiamo in queste complessità, ricordiamoci che la fonte di ogni cambiamento verso il bene è la grazia di Dio. Saremmo quindi saggi a elevare continuamente i nostri cuori e le nostre preghiere a Lui, affidando tutti coloro che resistono alla conversione al cuore di nostro Signore Gesù, per intercessione della nostra Madre. Nel frattempo, riconosciamo umilmente il nostro grande bisogno di misericordia, di essere misericordiosi e della grazia di continuare a permettere a Dio di rendere i nostri cuori più simili al suo: generosi, sinceri e sempre pieni di carità. Amen.


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