Domenica - 13a settimana del Tempo Ordinario B

Published on 29 June 2024 at 11:22

Nelle letture di oggi ci vengono ricordati i misteri insiti nelle realtà della vita e della morte. La prima lettura, tratta da Sapienza 1,13-15; 2,23-24, ci ricorda che Dio non ha creato la morte, ma che essa è entrata nel mondo attraverso l'invidia del diavolo. Questo ci ricorda che la morte non è l'ordine naturale delle cose, ma piuttosto una conseguenza del peccato.

Nel Vangelo, vediamo Gesù che guarisce una giovane ragazza in punto di morte. La storia ci ricorda con forza che Gesù è colui che ha potere sulla vita e sulla morte. Mentre si reca a casa di Giairo per pregare sulla bambina, gli si avvicina un'altra delle sue preziose figlie. Da molti anni soffre di una malattia del sangue e non tutti i medici e le medicine del mondo possono aiutarla. Gesù la conosceva già dall'eternità, ma quando lei tocca l'orlo della sua veste, smette di camminare perché da lui esce un'energia curativa che la guarisce all'istante. La sua fede in Gesù la salvò da questa malattia maligna che aveva combattuto per molti anni. Con che cosa abbiamo lottato per molti anni? Ognuno di noi rifletta. Ora, datelo a Gesù.

Solo Lui può aiutarvi in questa lotta per superarla completamente. Gesù procede poi a risuscitare la giovane (Talitha, che significa "bambina"... in maltese abbiamo "tifla" e per dire "alzati in maltese" diciamo "Qum"... l'evangelista, conservando l'aramaico antico originale che la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che Gesù avrebbe parlato, riporta le parole esatte di Gesù: "Talitha, kum" e lei si risveglia immediatamente dalla morte. Questi miracoli sono un segno che Gesù è il Figlio di Dio, che ha potere su tutte le cose.

Ma ancora una volta, che cosa ha a che fare con noi se noi stessi non riponiamo la nostra fiducia in lui? Gesù ci guarisce molte volte, per molte ragioni note solo a lui, ma a volte è perché ha ancora bisogno di noi per partecipare alla sua missione di aiutare gli altri nel loro cammino verso il cielo.

La seconda lettura, tratta da 2 Corinzi 8:7, 9, 13-15, ci ricorda che la nostra vita è fatta per gli altri. Paolo esorta i Corinzi a mostrare il loro amore per Gesù mostrando il loro amore per gli altri. Dice che, essendo stati arricchiti in ogni modo in Cristo, dovrebbero essere disposti a condividere questa nuova ricchezza celeste con coloro che sono nel bisogno.

Questo è un invito a tutti noi a esaminare la nostra vita e a chiederci come stiamo usando il nostro tempo, il nostro talento e il nostro tesoro per servire gli altri. Stiamo usando le nostre risorse per beneficiare noi stessi o per beneficiare gli altri? Siamo disposti a sacrificare i nostri desideri per il bene degli altri?

La storia della figlia di Giairo ci ricorda che la vita è preziosa e fugace. Non sappiamo mai quando il nostro tempo su questa terra finirà. Ma in Cristo abbiamo la speranza. Abbiamo la speranza di essere risuscitati dai morti e di ricevere la vita eterna, perché per coloro che hanno creduto in lui la morte non è la fine, ma solo un momento di passaggio. È da qui che deriva la parola "pasquale"... il mistero pasquale significa la "Pasqua" o il "passaggio" da questa vita all'altra.

Nel corso della nostra vita quotidiana, ricordiamoci che non siamo solo individui che vivono per se stessi, ma piuttosto membri di una comunità che vive gli uni per gli altri. Sforziamoci di usare la nostra vita per servire gli altri e avvicinarli a Dio. E abbiamo fede nel fatto che in Cristo saremo risuscitati dai morti e avremo la vita eterna.

Nel suo famoso Cantico delle Creature, il santo di Assisi scrisse: "Laudato si', mi' Signore, per la nostra sorella Morte corporale, alla quale nessuno dei viventi può sfuggire". Questa frase, scritta vicino all'abbraccio di Sorella Morte, riflette l'importanza e il carattere naturale della morte nella vita di tutta la creazione: Dio l'ha permessa, anche se non l'ha voluta, in modo da essere il tramite per la vita eterna con Lui. Ciò che è causa di peccato, attraverso la morte di Cristo, diventa il passaggio alla vita eterna. Questo è un esempio sublime e forse il più profondo che abbiamo di come Dio possa prendere qualcosa di malvagio e da esso trarre un bene, e il bene più grande per noi è la beatitudine eterna con Lui.

La storia di Talitha, la bambina, è la nostra storia, perché siamo tutti suoi figli preziosi che egli ha destinato a un'eternità con lui, ma non è un'eternità che egli ci impone, bensì un'eternità che egli desidera che noi abbracciamo con le scelte che facciamo, proprio come la donna con l'emorragia che decide di cercare Gesù per la salvezza. Così anche noi, se nella nostra vita cerchiamo continuamente Gesù e costruiamo un rapporto solido con lui, egli ci riconoscerà, ci guarirà e alla fine ci concederà la vita eterna. Maria, Regina del Cielo, prega per noi.

 


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