Domenica - 20a settimana del Tempo Ordinario B

Published on 17 August 2024 at 07:00

Riflettiamo questa domenica sulle profonde letture che ci sono state date e discerniamo questi temi: il nostro bisogno di trovare il nostro vero io in Cristo e, in particolare, come Egli si presenta a noi nell'Eucaristia.

Nei Proverbi, vediamo l'invito della Sapienza a un grande banchetto, che riecheggia simbolicamente il banchetto dell'Eucaristia. La Sapienza chiama, invitando sia i semplici che gli intelligenti, dicendo: “Venite, mangiate del mio cibo e bevete del vino che ho mescolato!”. Questo invito riflette il desiderio di Dio di partecipare a qualcosa che nutra la nostra anima, proprio come il cibo nutre il nostro corpo.

Paolo, nella sua lettera agli Efesini, ci avverte di vivere con saggezza, senza indulgere in banalità, ma cercando piuttosto di capire la volontà di Dio. Ci ricorda di essere pieni di Spirito, rivolgendoci gli uni agli altri con salmi e canti spirituali. Quando ci riuniamo per l'Eucaristia, non stiamo semplicemente assistendo a un rituale, ma stiamo celebrando la vita, quella che viene attraverso Cristo, il pane vivo.

Poi ci rivolgiamo al Vangelo di Giovanni, dove Gesù proclama: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Qui troviamo il cuore della nostra fede: questo pane, di cui prendiamo parte, non è un pane comune, ma è il suo stesso corpo e sangue. Gli ebrei non capivano come potesse dare loro la sua carne da mangiare e, a dire il vero, è una domanda che molti si pongono ancora oggi. Come è possibile?

Ma qui sta l'invito: fidarsi delle sue parole. Gesù ci dà un comando, non per il suo bene ma per il nostro. Nel grande miracolo eucaristico di Lanciano, un sacerdote che dubitava della presenza reale vide l'ostia consacrata trasformarsi in carne e sangue durante la Messa. I medici analizzarono il sangue secoli dopo e confermarono che si trattava di tessuto cardiaco umano, carne che si trova solo nel cuore dell'uomo. Questo miracolo ci ricorda che fede e comprensione possono andare di pari passo e che ciò che riceviamo nella Comunione non è un semplice simbolo, ma la realtà di Cristo stesso. Nel miracolo di Buenos Aires del 1996, si è visto che il tessuto cardiaco, all'esame, palpitava ancora.

Quando partecipiamo all'Eucaristia, non stiamo semplicemente partecipando a una cerimonia, ma stiamo ricevendo il Cristo vivente nel nostro stesso corpo, il suo Sacro Cuore che pulsa di grande amore per noi in eterno. Gesù ci invita a prendere, mangiare e bere, promettendoci che questo ci porterà alla vita eterna. Ci invita a fidarci: fidarci della sua promessa, fidarci del fatto che, partecipando a questa sostanza, siamo connessi a Lui in modo profondo e trasformativo.

Come Paolo ci esorta a vivere con saggezza, possiamo considerare ogni celebrazione eucaristica un'opportunità per approfondire il nostro rapporto con Cristo. È qui che troviamo la saggezza che il mondo non può fornirci: una saggezza che trascende la comprensione, radicata in un amore che ci attira nel cuore di Dio.

Quindi, mentre ci prepariamo ad avvicinarci all'altare e a partecipare a questo pasto sacro, facciamolo con cuore aperto, confidando nelle parole di Gesù: questo è veramente il suo corpo e il suo sangue, il nostro pane vivo che ci sostiene nel nostro cammino di fede. Non riempiamo solo la nostra pancia, ma anche la nostra anima, affinché, attraverso di Lui, possiamo essere trasformati in strumenti del suo amore e della sua pace nel mondo. Amen.


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