Cari fratelli e sorelle in Cristo, in questa ventitreesima domenica del Tempo Ordinario ci riuniamo per riflettere sulla Parola di Dio, celebrando non solo la ricchezza delle Scritture, ma anche la festa della Natività della nostra Madre, Maria. Il giorno del Signore ha sempre la precedenza su qualsiasi festa di un santo, ma saremmo negligenti se non menzionassimo oggi la nostra preziosa Madre, la cui nascita è una celebrazione della vita soprannaturale per tutti noi. Questa duplice celebrazione ci invita ad approfondire il modo in cui i miracoli di Dio, i suoi messaggi e i suoi eletti plasmano la nostra comprensione della fede, della comunità e della missione che siamo chiamati a svolgere.
Le letture che abbiamo ascoltato oggi, in particolare il Vangelo di Marco, raccontano un profondo miracolo di guarigione in cui Gesù apre le orecchie di un uomo sordo e gli scioglie la lingua, permettendogli di parlare chiaramente. Questo racconto è una testimonianza commovente della compassione di Cristo e del suo potere di risanare. La storicità di questo miracolo è essenziale; ci mostra che Gesù era presente tra la gente, dimostrando l'amore e la misericordia di Dio in modi tangibili. In quel particolare momento, Gesù non solo guarì un uomo sordo, ma toccò anche i cuori di tutti coloro che assistettero all'evento.
Il contesto geografico - la Decapoli, una regione nota per la sua popolazione gentile - ci ricorda che la missione di Gesù si estendeva oltre le comunità ebraiche. Il suo atto di guarigione abbatte le barriere, invitando tutte le persone alla comunione con Dio.
Simbolicamente, questo miracolo trascende il suo contesto storico immediato. L'incapacità del sordo di sentire rappresenta una più ampia cecità e sordità spirituale che molti di noi sperimentano. Così come lui non era in grado di ascoltare la Parola di Dio, a volte anche noi facciamo fatica ad ascoltare la voce di Dio in mezzo al rumore della nostra vita. Il comando di Gesù, “Ephatha!”, è un invito ad aprire le orecchie e i cuori alla verità del messaggio di Dio.
Nelle parole profetiche di Isaia, sentiamo una promessa di speranza: “Di' a coloro il cui cuore è spaventato: Siate forti, non temete!”. Dio promette di venire a salvarci, aprendo i nostri occhi, liberando le nostre orecchie e sciogliendo le nostre lingue. Questa immagine non è una semplice metafora, ma un profondo richiamo al fatto che quando ci lasciamo aprire alla Parola di Dio, veniamo trasformati. Siamo chiamati ad ascoltare e poi a proclamare agli altri ciò che abbiamo ascoltato.
Questo ci porta alla seconda lettura di Giacomo, dove ci viene ricordata l'importanza di una fede genuina nell'azione. L'invito a rifiutare la parzialità è essenziale nella nostra testimonianza al mondo. Dio ha scelto i poveri e noi, come i primi cristiani, dobbiamo fare in modo che tutti siano accolti nell'ovile, indipendentemente dalla loro condizione. L'ascolto e l'annuncio vanno oltre la trasformazione personale; spostano la nostra prospettiva verso l'inclusione e la giustizia. Ognuno di noi è chiamato a parlare per coloro che sono emarginati, a riconoscere la loro voce e a promuovere una comunità che rifletta l'amore di Cristo.
Mentre celebriamo oggi il compleanno della Beata Vergine Maria, ci viene ricordato che lei è l'esempio per eccellenza di apertura alla Parola di Dio. Dal suo “sì” all'Annunciazione alla sua ferma presenza ai piedi della Croce, Maria ha ascoltato profondamente la chiamata di Dio e ha proclamato la sua grandezza per tutta la vita.
Nella sua umiltà, ci insegna ad ascoltare e a servire. Attraverso la sua intercessione, possiamo anche noi sforzarci di abbracciare il comando di Gesù “Ephatha!”. Il fondamento stesso della nostra fede e della nostra vocazione è radicato nell'ascolto della Parola di Dio e nella sua proclamazione.
Prendiamoci un momento per riflettere: Le nostre orecchie sono aperte per ascoltare il messaggio di Dio nella nostra vita? Le nostre lingue sono pronte a proclamare il Suo amore e la Sua misericordia agli altri? Mentre onoriamo Maria oggi, possiamo ispirarci a essere vasi di grazia in un mondo che spesso fatica ad ascoltare, parla troppo velocemente senza gentilezza e dimentica gli emarginati.
Che la grazia di nostro Signore sia con noi mentre intraprendiamo questa missione insieme, condividendo la buona notizia che “Egli ha fatto bene ogni cosa”. Amen.
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