Cari fratelli e sorelle in Cristo, le letture di oggi ci invitano a riflettere sul profondo mistero della sofferenza redentrice di Cristo e sul ruolo della sofferenza nella nostra vita, mentre cerchiamo di comprendere lo scopo divino di Dio, che spesso sfugge alla nostra comprensione limitata.
In Isaia, ci viene presentata una potente profezia che parla di un servo che soffrirà molto, ma la cui sofferenza porterà giustificazione e porterà frutto per molti. Il testo ci dice che “l'Eterno si compiacque di schiacciarlo nella sua infermità”. Questo linguaggio ci ricorda in modo sconfortante che Dio non rifugge dal dolore o dalla sofferenza; anzi, c'è uno scopo divino in essi. Questa sofferenza non è capricciosa o priva di significato, ma è redentiva. L'apologetica cattolica vede questo passo come un'espressione sfaccettata dell'amore di Dio, dello scopo redentivo e della natura misteriosa della sofferenza, sottolineando che l'atto di schiacciare il Servo sofferente è parte di una più grande narrazione di salvezza piuttosto che un mero atto di sofferenza divina inflitta per se stessa. La sofferenza di Cristo, predetta in Isaia e realizzata nel Nuovo Testamento, è una dimostrazione dell'amore di Dio e del suo desiderio di attirarci in un rapporto più profondo con Lui.
Gesù, il nostro grande sommo sacerdote come descritto negli Ebrei, conosce intimamente la nostra sofferenza. Non è distante o distaccato; piuttosto, simpatizza con le nostre debolezze. Ha percorso il nostro cammino, ha assaporato il nostro dolore e
ha portato il peso della nostra sofferenza. Quando ci avviciniamo al trono della grazia di Dio, lo facciamo attraverso un mediatore che capisce cosa significa soffrire. Nei nostri momenti più bui, possiamo trovare conforto sapendo che Cristo è entrato nella nostra sofferenza e l'ha trasformata in un canale di grazia e misericordia.
Poi, nel Vangelo di Marco, incontriamo i discepoli, in particolare Giacomo e Giovanni, che cercano posizioni d'onore nella gloria di Gesù. Hanno idee sbagliate su cosa significhi seguire Cristo, credendo che la grandezza derivi dal potere e dal prestigio mondano. Gesù sfida la loro comprensione. Dice loro che la vera grandezza nel Regno di Dio si trova nel servire, non nell'essere serviti. “Perché il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”. Qui Gesù rivela il paradosso del Regno: la vera autorità non viene dal potere, ma dall'umiltà, non dai riconoscimenti, ma dall'amore sacrificale.
Dobbiamo fermarci a riflettere sul significato di tutto ciò nella nostra vita. Quando affrontiamo la sofferenza, spesso siamo alle prese con domande che possono scuotere la nostra fede: Perché sta accadendo? Che cosa c'è di buono in questo dolore? Nella nostra prospettiva limitata, il peso della sofferenza può sembrare insopportabile. Tuttavia, le letture di oggi ci ricordano che la sofferenza che sopportiamo può essere parte di un arazzo più grande che Dio tesse per il nostro bene e per il bene degli altri, un arazzo che forse non riusciamo a comprendere appieno nelle nostre attuali circostanze.
La sofferenza redentrice di Gesù ci chiama a vedere le nostre lotte attraverso una lente diversa. Forse la nostra sofferenza non è solo una sfida da sopportare, ma anche un'opportunità per crescere nella compassione, per approfondire la nostra fiducia in Dio e per servire gli altri nella loro sofferenza. Ogni momento di prova può avvicinarci a Cristo, che ci promette la grazia di sopportare.
Dio permette la sofferenza non perché si compiace del nostro dolore, ma perché desidera realizzare un bene che spesso non riusciamo a vedere. Proprio come il servo in Isaia portava i peccati di molti, forse Dio ci chiede di portare i pesi degli altri accanto ai nostri. Così facendo, partecipiamo all'opera redentrice di Cristo, che trasforma la sofferenza in un cammino verso la guarigione, la speranza e la vita eterna. Oserei dire che una persona che sta soffrendo molto sta sperimentando la volontà permissiva di Dio che la sta purificando per la visione beatifica e la vita con Dio e le anime dei giusti resi perfetti. Ciò che all'esterno può sembrare crudeltà, in realtà può essere l'amore purificatore di Dio che prepara un'anima alla beatitudine eterna, qualcosa che va oltre la nostra comprensione immediata.
Quello che sappiamo è che possiamo avvicinarci al trono di Dio con fiducia, sapendo che la sua grazia è sempre presente e sufficiente a guidarci attraverso le sfide che ci attendono, perché Cristo ci ha dato questa fiducia. Il suo sacrificio ci ha reso coraggiosi nel chiedere la misericordia divina. È solo un atto di volontà e rimarrà sempre presente per noi mentre continuiamo il nostro cammino con il Signore. Egli vi benedica, vi protegga e vi rafforzi nel vostro cammino verso il paradiso; nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
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