Cari fratelli e sorelle in Cristo, rendiamo lode e grazie a Dio Onnipotente per il fatto di poterci riunire oggi, alla fine di un altro anno liturgico, per celebrare la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo - una festa che ci invita a riflettere profondamente sulla natura della regalità di Cristo e sulle implicazioni per la nostra vita, specialmente nel contesto del nostro mondo odierno, che è così spesso segnato da conflitti, ingiustizie e divisioni.
La prima lettura, tratta dal Libro di Daniele, presenta una visione avvincente del Figlio dell'uomo che viene sulle nubi del cielo, ricevendo il dominio, la gloria e la regalità. Qui scopriamo un Re la cui autorità non è data dall'oppressione o dalla tirannia, ma dal dominio eterno e da un governo che trascende i limiti della leadership terrena. “Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servono”, ci viene detto. In un mondo pieno di sfide - guerre che sfollano milioni di persone, instabilità economica che grava sui deboli e divisioni politiche che lacerano le comunità - questo annuncio ci dà speranza. Ci ricorda che il vero ordine della creazione non è sostenuto da poteri umani, ma dal nostro Re che regna eternamente nella giustizia e nella misericordia.
Il nostro salmo ribadisce questo bellissimo tema: “Il Signore è re, vestito di maestà”. L'immagine della sovranità di Dio è accompagnata da forza e stabilità. Questa verità è una fonte di conforto in mezzo al caos che ci circonda.
In ogni crisi, sia personale che globale, possiamo trovare conforto nella realtà che il nostro Dio è sempre presente, eternamente seduto sul trono, e i suoi decreti sono affidabili. Come seguaci di Cristo, siamo chiamati a riflettere la santità e la giustizia di questo Re divino nelle nostre vite.
Ai governi, alle amministrazioni e a tutti coloro che sono investiti di autorità sarà chiesto di rendere conto di come hanno adempiuto alle loro vocazioni, poiché tutti dovranno presentarsi davanti al tribunale del Re dei Re, che per adempiere alla volontà del Padre si è umiliato come un agnello condotto al macello, non pronunciando una sola parola durante la sua orribile passione. Questo è l'umile Re che ci giudicherà e che ora abbiamo l'onore, il privilegio, la benedizione e la grazia di chiamare nostro Signore, che seguiamo giorno per giorno fino alla fine dei nostri giorni, e così sia.
Poi passiamo al Vangelo, dove Egli si presenta davanti a Pilato, dichiarando che “il mio regno non è di questo mondo”. Qui abbiamo il cuore della regalità di Cristo, che sfida radicalmente la nostra concezione terrena del potere e dell'autorità. Di fronte al tradimento e all'ingiustizia, Gesù non reagisce con violenza o rabbia, ma dice la verità. Egli testimonia un regno che non è fondato sulla forza, ma sulla verità e sull'amore. Questo è un promemoria potente per noi oggi che assistiamo alla violenza e alla sedizione prevalente in varie regioni. Ci invita a chiederci se stiamo veramente vivendo come cittadini del Suo regno, che ci chiama alla pace, al dialogo e alla riconciliazione piuttosto che alla divisione.
Mentre riflettiamo sui conflitti in luoghi come l'Ucraina, Israele e molte altre regioni del mondo, dobbiamo ricordare la nostra missione come membri del regno di Cristo: cercare la pace, promuovere la giustizia e agire con compassione. In un mondo in cui tanti soffrono, siamo chiamati a essere strumenti della Sua pace e del Suo amore.
Per concludere, preghiamo per una maggiore consapevolezza della regalità di Cristo nella nostra vita e per la grazia di vivere come ambasciatori della Sua pace.
In Cristo, nostro Re, troviamo la nostra identità. Possa la nostra vita riflettere la sua maestà e la sua verità. Amen.
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