Carissimi, ci sarebbe tanto da dire sulla biografia di sant'Antonio, ma lasceremo che le letture di oggi sulla sua festa (i francescani celebrano questo giorno come una festa, mentre il resto della Chiesa non francescana in tutto il mondo lo celebra come una memoria) ci diano il nostro principale spunto di riflessione.
Nella seconda lettura, sentiamo San Paolo descrivere i doni o le grazie speciali che sono stati dati a ciascuno della comunità. "A ciascuno di noi è stata data la sua parte di grazia". Grazia" è charis (da cui deriva "carisma" e "carismatico"). È un dono totalmente gratuito di Dio che non abbiamo in alcun modo guadagnato con i nostri sforzi.
I doni, quindi, non devono essere, come talvolta è accaduto, motivo di contesa e di divisione ("Io sono per Paolo... Io sono per Apollo..."). Con la loro diversità e complementarietà devono essere agenti di una maggiore unità. Dio non divide, unisce.
Sant'Antonio e San Francesco erano due uomini con diversi doni. Erano unici a modo loro. Entrambi erano individui straordinari che hanno dedicato la loro vita a servire Dio e a diffondere il suo messaggio. Sebbene condividessero molte somiglianze nella loro devozione a Dio e nell'impegno al servizio, si differenziavano per la loro personalità e spiritualità. San Francesco era noto per la sua personalità audace, carismatica ed energica, mentre sant'Antonio era più riservato e contemplativo. Ricordiamo la storia di come stupì il Vescovo e la folla con una predica spontanea, anche se era conosciuto come
il frate semplice che lavorava in cucina e svolgeva lavori umili intorno al convento. Una cosa che sappiamo con certezza è che entrambi gli uomini erano solidi nella loro fede e prendevano sul serio le loro vocazioni, il che è di per sé un richiamo al dono speciale che ci è stato fatto.
E questo ci porta alla seconda parte della lettura di oggi. Paolo prega i membri della Chiesa primitiva di non essere immaturi, di non essere come bambini impressionabili che si lasciano trasportare o sballottare come detriti sulle onde del mare, dall'ultima moda religiosa lanciata da ciarlatani e ciarlatane. L'immagine nautica suggerisce l'instabilità di quei cristiani che non sono saldi nella loro fede.
Queste persone si lasciano facilmente trasportare da "ogni vento di insegnamento che nasce dall'inganno umano". Allora come oggi, c'erano molti insegnamenti distorti che avrebbero facilmente portato fuori strada gli immaturi. Mentre alcuni di questi falsi insegnanti possono essere convinti di ciò che dicono, altri possono essere deliberatamente fuorvianti e persino malvagi. È chiaro che Paolo, parlando in questo modo, si riferiva a situazioni che si erano effettivamente verificate. E in effetti i cristiani di allora (come quelli di oggi) erano costantemente sviati dalle pratiche religiose dei loro vicini pagani e dalle eccentricità di alcuni membri della Chiesa stessa. Dobbiamo ricordare di essere ortodossi nella nostra dottrina e fondati nella nostra fede.
Invece, "dicendo sempre la verità nell'amore", Paolo dice che cresceremo in tutti i modi in Cristo. È una frase meravigliosa, ma non sempre facile da realizzare. Francesco e Antonio sono stati in grado di farlo, perché, come abbiamo sentito nella prima lettura, hanno scelto la sapienza.
"La preferivo agli scettri e ai troni, e non stimavo le ricchezze al suo confronto". Antonio, da autentico francescano, rifugge dagli onori di questo mondo, a imitazione di nostro Signore, e sceglie invece la sapienza. Ma non ha scelto la sapienza per se stesso. Non per sentirsi orgoglioso di sé, per darsi una pacca sulla spalla e dire: "Bravo, sei così intelligente Antonio", ma per gli altri. Lo sentiamo nella lettura: "Ho imparato con diligenza e la comunico con liberalità: Non nascondo le sue ricchezze". Se teniamo la saggezza troppo per noi, fratelli e sorelle, essa si trasforma in presunzione. Le cose si rovinano quando le teniamo per noi. Da qui la grandezza di santi come Antonio e Francesco che hanno dato via tutto per il Regno di Dio, compresa la santa conoscenza che era stata data loro da Dio per istruire le masse. Come Gesù comanda nel Vangelo, anche loro furono missionari del suo messaggio di salvezza per il mondo.
Che il fulgido esempio di sant'Antonio, colui che in seguito sarebbe stato capace di operare prodigi nel nome del Signore, continui a ispirarci affinché anche noi possiamo essere operatori efficaci che edificano il Corpo di Cristo e lo rafforzano e custodiscono per la sua gloria. Amen.
Sant' Antonio di Padova Sacerdote e dottore della Chiesa
Festa: 13 giugno - Memoria
Lisbona, Portogallo, 1195 circa - Padova, 13 giugno 1231
Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant'Agostino. Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell'eremo di Montepaolo. Su mandato dello stesso Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell'Italia settentrionale e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell'Italia settentrionale proseguendo nell'opera di predicazione. Il 13 giugno 1231 si trova a Camposampiero e, sentondosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell'Arcella. (Avvenire)
Patronato: Affamati, oggetti smarriti, Poveri
Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
Emblema: Giglio, Pesce
Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.
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