Cari fratelli e sorelle in Cristo, attraverso la prima lettura di oggi, nelle toccanti parole di Giobbe, intravediamo la profonda angoscia e il desiderio di un'anima che lotta sotto pesanti prove. “Pietà di me, pietà di me, o voi, amici miei”, grida Giobbe, riconosciuto nella sua sofferenza ma saldo nella sua fede. Egli esprime un profondo desiderio non solo di essere confortato, ma anche che le sue parole siano “iscritte in un libro”, che la sua verità sia proclamata in eterno. Nel mezzo della sua sofferenza, Giobbe afferma la sua speranza: “So che il mio vendicatore vive”. La sua attesa di vedere Dio con i suoi “occhi” è una testimonianza di un rapporto intimo con il Divino, anche in mezzo alla disperazione.
Questo ci porta alla nostra seconda lettura dal Vangelo di Luca, dove Gesù nomina settantadue discepoli per andare ad annunciare il Regno di Dio. Gesù li invia con una direttiva chiara: la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. La sua missione è urgente e obbliga questi messaggeri a invocare la pace, a guarire i malati e ad annunciare l'arrivo del Regno di Dio. Tuttavia, allo stesso tempo, Gesù li prepara al rifiuto: “In qualunque città entriate e non vi accolgano...”. Anche di fronte all'opposizione, essi devono scuotere la polvere dai loro piedi e dichiarare che il Regno di Dio è vicino.
In questi passaggi, vediamo come Dio sceglie di rivelarsi all'umanità. Non rimane distante, ma entra nella nostra esperienza, parlando attraverso la sofferenza di Giobbe e l'incarico dei discepoli di Cristo che incontreranno delle difficoltà. Dio ci invita a una relazione segnata dalla rivelazione e dalla missione, una relazione cruda e reale. Ognuno di noi è chiamato non solo a incontrare il suo amore e la sua misericordia nella propria vita, ma anche a condividere questo messaggio di vita con gli altri, incarnando la pace e la guarigione di Cristo.
Non dobbiamo quindi dimenticare che la condivisione del messaggio di Dio comporta spesso delle sfide. Come i settantadue discepoli, potremmo scoprire che i nostri sforzi per diffondere la Buona Novella si scontreranno a volte con la resistenza o con un vero e proprio rifiuto.
Per molti di noi, questo può essere uno degli aspetti più difficili del nostro cammino di fede. Incontriamo scetticismo, indifferenza o addirittura ostilità quando cerchiamo di articolare le nostre convinzioni, condividere le nostre esperienze o vivere i nostri valori.
Come reagire a questa realtà? Innanzitutto, dobbiamo ricordare che anche Gesù ha affrontato il rifiuto. È nato da un popolo che in gran parte non lo ha riconosciuto e alla fine è stato crocifisso. Il nostro invito a testimoniare la rivelazione di Dio non ci esime dal dolore dell'incomprensione o del rifiuto; piuttosto, ci fornisce un modello per vivere attraverso di esso. Quando affrontiamo tali prove, dobbiamo aggrapparci alla nostra conoscenza dell'amore di Dio, come fece Giobbe, e ricordare che la nostra identità e la nostra missione riposano saldamente in Cristo crocifisso, non nell'accettazione degli altri.
Inoltre, possiamo trovare incoraggiamento nel modo in cui Gesù indica ai suoi discepoli di rispondere al rifiuto: devono scuotere la polvere dai loro piedi. Questo simboleggia una purificazione non solo di loro stessi, ma anche una liberazione dal peso della delusione. È una chiamata ad andare avanti nella fede, sapendo che il Regno di Dio è costantemente all'opera, anche se non possiamo vederlo o sentirne gli effetti sul momento.
Mentre consideriamo la nostra vita, chiediamoci: Come siamo chiamati a partecipare alla missione di Dio? Dove potremmo essere invitati a condividere la verità del Suo amore e della Sua misericordia, anche quando non è riconosciuta o non è gradita? In che modo le nostre esperienze di rivelazione di Dio nella vita, sia gioiose che dolorose, possono ispirarci a incarnare quel messaggio per gli altri?
Che il Signore continui a benedirvi sempre. Maria, Regina di coloro che soffrono per il Regno e per amore di Cristo, prega per noi che ricorriamo a te. Amen.
Add comment
Comments