Cari amici, riflettendo sulle letture dei Galati e del Vangelo di Luca, che ci vengono proposte nella Liturgia della Parola della Santa Messa di oggi, incontriamo i temi profondi della fede, della perseveranza e del dono sempre costante dello Spirito Santo. San Paolo si rivolge ai Galati con un senso di urgenza e forse di frustrazione, esclamando: “O stupidi Galati! Chi vi ha stregato?”. Il suo appello appassionato si riverbera attraverso i secoli, chiamando tutti noi a riflettere sui fondamenti della nostra fede e a sforzarci davvero di conoscerla bene, se speriamo di esprimerla nella nostra vita quotidiana.
Nella prima lettura, San Paolo pone una domanda cruciale: “Avete ricevuto lo Spirito per mezzo delle opere della legge o per fede in ciò che avete udito?”. Questa sfida ci invita a esaminare la natura della nostra fede. Anche noi siamo tentati di affidarci ai nostri sforzi e ai nostri risultati per meritare la grazia di Dio? È fin troppo facile cadere in una mentalità che equipara il nostro valore alle nostre azioni, invece di riposare nella verità liberatoria della fede. Al contrario, è facile appoggiarsi troppo sulla fede, senza produrre le opere adeguate e di accompagnamento. La fede è la chiave, ma la fede senza le opere è morta, come ci ricorda San Giacomo.
Questo ci porta a un bellissimo parallelo nella lettura del Vangelo di Luca. Gesù parla della natura della perseveranza nella preghiera. Incoraggia i suoi discepoli ad avvicinarsi a Dio con coraggio e con le loro necessità.
“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperta la porta”. La perseveranza di quell'amico che chiedeva il pane ci insegna la postura dei nostri cuori nei confronti di Dio: avvicinarsi a Lui non con il peso di un diritto, ma con un'umile attesa, sapendo che un rapporto precedente significa qualcosa.
San Francesco d'Assisi, che onoriamo per la sua profonda fede e il suo impegno nei confronti del Vangelo, ha esemplificato questa ricerca persistente. Era un uomo che ha stravolto la sua vita per cercare il regno di Dio. Francesco capì che la vera ricchezza non veniva dalle opere, ma da una relazione sincera con Gesù Cristo. Visse ogni giorno nell'abbraccio dello Spirito Santo, abbracciando la semplicità della fede che invita tutta la creazione di Dio in una relazione d'amore con un Dio provvidente. Il fatto che Francesco si spogliasse degli attaccamenti terreni era proprio per facilitare l'affidamento alla provvidenza di Dio e per non scambiare il Dio vivente con le false sicurezze del mondo, altrimenti avrebbe potuto fare la fine dell'uomo stolto in uno dei vangeli di Gesù, che aveva così tanto grano da decidere di costruire altri magazzini per poter “stare tranquillo” sapendo di averne in abbondanza, mentre quella stessa notte, mentre faceva questi calcoli, la sua vita terrena sarebbe finita e avrebbe dovuto rendere conto davanti a Dio. L'uomo propone, Dio dispone. Questo significa che non dobbiamo prepararci e creare un senso di sicurezza per noi stessi? No. Significa solo che non lo facciamo a prescindere da una forte fede nella provvidenza di Dio. In altre parole, non sostituiamo Dio con niente e nessuno, compresa la sicurezza della ricchezza.
Rivolgiamo ora il nostro cuore alla Beata Vergine Maria, che è il modello perfetto di fede per tutti noi. Nella sua umiltà e nel suo coraggio, Maria ha detto “sì” a Dio, non in base ai propri meriti, ma in piena fiducia nella sua promessa, perché pur possedendo i meriti e le virtù più elevate, era anche la più umile. Quando l'angelo Gabriele le annunciò che avrebbe dato alla luce il Figlio di Dio, la sua risposta fu inizialmente una domanda di chiarimento, ma un'apertura e una fede che la portarono a proclamare: “Mi sia fatto secondo la tua parola”. Di fronte all'incertezza, non si è affidata alla sua comprensione, ma si è appoggiata al movimento dello Spirito, diventando la prima a ricevere il dono più grande: la presenza di Gesù nel suo grembo.
Questa stessa Madre, che intercede continuamente per noi, ci ricorda che la perseveranza nella preghiera va di pari passo con la fede. Come lei cercava Dio nella sua vita, anche noi siamo chiamati a cercarlo ogni giorno.
Ogni volta che ci avviciniamo all'altare, ogni volta che ci inginocchiamo in preghiera, entriamo nello spazio sacro del profondo amore e della generosità di Dio. Lo Spirito Santo riversa su di noi i suoi doni, se solo chiediamo, cerchiamo e bussiamo. Gesù ci assicura che la preghiera funziona. E ci dice di pregare senza sosta, il che la rende ancora più impegnativa. Trovando i suoi apostoli addormentati quando aveva chiesto loro di pregare durante la sua agonia nel giardino, Gesù disse loro: “Pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è disposto, ma la carne è debole”. Marco 14:38. Questa fu una richiesta del Signore che Pietro e gli altri presero a cuore, anche se avevano fallito la prima volta. Pietro avrebbe scritto in seguito: “Siate sobri, state all'erta. Il vostro avversario, il diavolo, si aggira come un leone ruggente, in cerca di chiunque possa divorare” (1 Pietro 5:8).
Perciò, cari amici, mentre usciamo da questa celebrazione eucaristica oggi, ricominciamo il cammino di fede, la pratica della preghiera insistente e la ricezione gioiosa dei doni dello Spirito. Che possiamo trarre ispirazione dalla fede incrollabile di San Francesco e dal cuore fiducioso della Beata Vergine Maria, le cui vite illuminano il cammino del discepolato.
Preghiamo per avere la grazia di abbracciare la fede con tutto il cuore, abbandonando ogni illusione di autosufficienza e cercando invece rifugio nelle braccia amorevoli del nostro Padre Celeste, che si diletta a donarci il suo Spirito Santo. Amen.
Add comment
Comments