Cari fratelli e sorelle in Cristo, in questo giovedì della 32ª settimana del Tempo Ordinario, riflettendo sulle letture della Lettera di San Paolo a Filemone e del Vangelo di Luca, vi invito a considerare un aspetto vitale e trasformativo del nostro cammino di fede: il passaggio dalla santità nata per obbligo alla santità realizzata nella libertà.
Nella prima lettura, assistiamo all'accorato appello di San Paolo a Filemone riguardo a Onesimo, uno schiavo fuggito che è giunto alla fede grazie a Paolo. Paolo, pur essendo nella posizione di esigere il rispetto delle regole, sceglie invece di fare appello al cuore di Filemone. Questo modello di relazione autentica ci spinge a vedere le nostre interazioni all'interno della comunità di fede non come semplici obblighi, ma come gioiose opportunità di amore e servizio.
L'autenticità è un tema molto importante nel messaggio di nostro Signore. Dio cerca coloro che lo adorano in spirito e verità, in altre parole, in modo autentico.
Il Signore ha persino avvertito che nel giorno stabilito potrebbe dire ad alcuni di noi: “Non vi conosco”. Dio non voglia, ma il nostro Signore è verità. Non ci mente. Ancora una volta, Egli è il modello dell'autenticità.
Riflettendo sulle nostre letture, Paolo non vuole che Filemone faccia la cosa giusta solo perché deve. Desidera che l'accettazione di Onesimo come fratello da parte di Filemone - da una posizione di amore, non di obbligo - sia volontaria. Perché? Perché l'amore trasforma le relazioni. Eleva il semplice dovere in una gioia profonda. San Paolo ci incoraggia ad agire non per costrizione, ma per la libertà che deriva dal riconoscere la dignità intrinseca di ogni persona come figlio di Dio. Attraverso la lente della fede, vediamo che la santità non consiste nell'aderire alle regole, ma nell'abbracciare l'essenza dell'amore che ci lega come comunità.
Nella lettura del Vangelo, Gesù ci ricorda che il Regno di Dio non è un evento lontano da cercare nel futuro, ma è davvero “in mezzo a voi”. Questa realtà presente del Regno ci chiama a vivere in libertà, liberati dalle pesanti aspettative di una fede legalistica. I farisei cercavano una manifestazione tangibile del Regno di Dio, ma Gesù, nella sua risposta, ci invita a riconoscere la profonda verità che il Regno è già dentro di noi e in mezzo a noi. Questa rivelazione ci spinge a vivere la nostra fede non come un insieme di pratiche obbligatorie, ma come un incontro liberatorio con la grazia e l'amore.
Mentre riflettiamo su questo tema dell'amore trasformativo e della libertà, oggi ricordiamo anche i martiri San Nicola Tavelic e i suoi compagni, che hanno incarnato proprio questo spirito di fede autentica. All'inizio del XIV secolo, questi missionari francescani lasciarono la loro patria, spinti dal fervente desiderio di condividere il Vangelo con coloro che non conoscevano Cristo. Viaggiarono nella terra dei musulmani nella speranza di convertire le anime, sempre consapevoli che la loro era una missione d'amore, non un obbligo.
Il loro impegno a vivere il Vangelo li portò ad affrontare sfide immense e alla fine subirono il martirio nel 1391 per la loro fede incrollabile. Non furono uccisi perché soddisfacevano un requisito legalistico, ma piuttosto perché vivevano l'amore radicale di Cristo, cercando di offrire la grazia a coloro che li circondavano, anche di fronte all'ostilità. Le loro vite ci ricordano che la vera santità spesso passa attraverso l'amore di donazione e la proclamazione coraggiosa della verità, anche quando ci costa caro.
Quando passiamo dalla santità come obbligo alla santità come libertà, iniziamo a sperimentare un rinnovamento spirituale. Cominciamo a servire per amore genuino piuttosto che per paura o aspettativa. Scegliamo di perdonare, non perché dobbiamo farlo, ma perché comprendiamo il potere trasformativo del perdono. Cominciamo ad accogliere gli emarginati, come Paolo esortò Filemone ad accogliere Onesimo, non solo come schiavo, ma come fratello amato.
San Nicola Tavelic e i suoi compagni hanno mostrato questo stesso coraggio e amore. Hanno esemplificato come la chiamata all'amore possa portare a un profondo impegno a servire gli altri, anche a costo della vita.
Questo cambiamento non è sempre facile; richiede una conversione profonda. Richiede un riconoscimento quotidiano della grazia che Dio estende verso di noi, spingendoci a estendere la stessa grazia agli altri. Ci sfida a cercare la guida dello Spirito, incoraggiandoci a rinfrescare i cuori di coloro che ci circondano, come Paolo ha raccomandato a Filemone di fare.
Quindi, cari amici, mentre lasciamo questo incontro oggi, portiamo con noi la chiamata a coltivare la nostra fede per libertà. Cerchiamo quegli atti di gentilezza, quei momenti di grazia, per amore genuino. Possiamo essere come San Paolo e i coraggiosi martiri che onoriamo oggi, che hanno capito che la verità più profonda della fede sta nell'invito ad amare incondizionatamente in mezzo alle sfide che dobbiamo affrontare.
Preghiamo per avere la grazia di abbracciare il Regno di Dio che è qui e ora, trasformando la nostra vita da obbligo a gioiosa espressione di libertà in Cristo.
Amen.
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