Martedì - 18a Settimana del Tempo Ordinario B - Festa della Trasfigurazione di Nostro Signore

Published on 5 August 2024 at 07:00

Oggi, mentre ci riuniamo per celebrare la festa della Trasfigurazione, siamo invitati a riflettere sul momento profondo in cui Gesù rivela la sua gloria divina ai suoi discepoli più vicini. Le letture di oggi, tratte dal Libro di Daniele e dal Vangelo di Marco, illuminano insieme questo evento cardine della nostra fede e il suo significato per la nostra vita.

Nella visione di Daniele, incontriamo una scena magnifica che parla della sovranità di Dio. L'"Antico" siede su un trono di fuoco, circondato da innumerevoli assistenti, e il dominio è affidato a "uno simile a un figlio d'uomo". Questa immagine è ricca, piena di maestà e potere, e ci indica la regalità eterna di Cristo. Papa Benedetto XVI nota splendidamente che la Trasfigurazione è un momento in cui il cielo irrompe nella nostra realtà terrena, una prefigurazione della gloria finale che sarà rivelata nella risurrezione. Proprio come Daniele vede il Figlio dell'uomo ricevere il dominio e la gloria, sul monte assistiamo alla trasformazione di Gesù, che rivela la sua vera divinità.

Come descrive Marco, Gesù porta Pietro, Giacomo e Giovanni su un'alta montagna. Lì, il velo della sua umanità viene sollevato ed Egli si trasfigura davanti a loro, con le sue vesti che diventano "di un bianco abbagliante". Qui vediamo non solo la natura divina di Cristo, ma anche un assaggio della gloria della risurrezione che lo attende. Questo momento di terrore misto a meraviglia deve essere stato sconvolgente per i discepoli. L'istinto di Pietro di costruire tre tende riflette la nostra tendenza umana ad aggrapparci allo straordinario, a voler catturare il momento. Eppure, la voce dalla nube li istruisce: "Questo è il mio amato Figlio. Ascoltatelo". È in questo comando che troviamo la nostra chiamata come seguaci di Cristo, e c'è molto da dire sul fatto che queste erano le stesse parole pronunciate dalla nostra Madre a Cana: "Ascoltatelo" e possiamo ben immaginare che anche lei potesse dire: "Questo è il mio amato Figlio". Come la nostra Madre ci aiuta a seguire Gesù e a cambiare strada. Quando la invochiamo nel rosario, attingiamo a un grande potere in cielo, perché il Re non rifiuta nulla alla Regina Madre, come vediamo nell'Antico Testamento.

San Francesco d'Assisi, nelle sue riflessioni che riprendono i temi della Trasfigurazione, vedeva questo evento come un'affermazione della figliolanza divina di Cristo e una chiamata a una trasformazione più profonda dentro di noi. Capì che, proprio come Gesù fu trasfigurato, anche noi siamo chiamati a essere trasformati nei nostri cuori e nelle nostre menti. Francesco non cercò mai la gloria per sé, preferendo l'umiltà e il servizio, come Cristo. Si noti che questa avrebbe dovuto essere la manifestazione naturale di Cristo, nella luce e nella gloria, eppure egli scelse di nascondere la sua gloria sotto la sua vera natura umana. Egli risplendeva più del sole da tutta l'eternità, eppure scelse di nascere nella grotta buia, fredda e abbandonata di Betlemme. San Francesco ha modellato cosa significa ascoltare Cristo e permettere alla sua luce di penetrare nella nostra vita, imitando la sua umiltà e non solo amando i poveri, ma scegliendo per sé la povertà e la semplicità per diventare sempre più simile a Cristo.

La Trasfigurazione ci invita a sperimentare un incontro trasformativo con Cristo, permettendo alla sua luce di dissipare le tenebre della nostra vita. Papa Benedetto sottolinea che questo evento è una rivelazione non solo della gloria di Cristo, ma anche una preparazione alla sofferenza che dovrà sopportare. Mentre celebriamo questa festa, ci viene ricordato che i nostri viaggi di fede includono sia esperienze in alta montagna che nelle valli delle sfide della vita. Gli apostoli avrebbero dovuto sopportare la morte del loro amato Signore, e anche noi dovremo assaporare l'amarezza della morte alla scomparsa dei nostri cari. Ma il volto di Cristo risplendeva più luminoso del sole sul Monte Tabor, per ricordare agli apostoli, quando scesero in quella fossa di tristezza dopo la sua crocifissione, che Lui è Dio e ha il controllo. Sa cosa sta facendo e ha un piano per ciascuno di noi e per ciascuno dei nostri cari, in modo che la morte stessa non ci separi.

Mentre saliamo sulle nostre montagne spirituali, che siano momenti di preghiera, di servizio o di adorazione comunitaria, ascoltiamo anche Cristo, che ci chiama a condividere la sua gloria, ma anche ad abbracciare il viaggio della trasformazione. Il bianco abbagliante dell'abito di Gesù indica la purezza e l'invito a tendere alla santità. Come ci ricorda San Paolo, dobbiamo essere "trasformati mediante il rinnovamento della nostra mente", in modo da poter discernere qual è la volontà di Dio, e questo è un processo che dura tutta la vita.

Che possiamo prendere sul serio questo invito. Proprio come Pietro, Giacomo e Giovanni furono cambiati per sempre da ciò che videro, cerchiamo lo stesso incontro trasformativo con Gesù nella nostra vita e creiamo momenti per ascoltarlo nella preghiera, nelle Scritture, nella nostra comunità e nei volti di coloro che serviamo. Ricordiamoci sempre che il nostro Angelo custode è con noi e che la nostra Madre ci accompagna, indicandoci sempre suo Figlio e pregandoci di ascoltarlo.


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