A volte può essere difficile conoscere il nostro scopo in questa vita. Per questo le letture di oggi ci offrono una visione profonda di ciò che significa seguire veramente il Signore e ci invitano a riflettere profondamente sulle nostre responsabilità comunitarie e individuali come membri della sua Chiesa, dove la volontà di Dio per ciascuno di noi diventa sempre più chiara con il passare del tempo.
Nel brano di 1 Corinzi, San Paolo affronta una situazione preoccupante nella comunità cristiana primitiva di Corinto. I disaccordi tra i credenti non erano solo lamentele personali; erano diventati così gravi che i membri stavano portando le loro dispute davanti a tribunali secolari. La domanda di Paolo è sorprendente: “Come può uno di voi, che ha una causa contro un altro, osare portarla in giudizio agli ingiusti invece che ai santi?”. Questa sfida ci costringe a riflettere sull'essenza della nostra fede e sul modo in cui ci chiama a vivere come comunità di credenti e ci propone anche di avvicinarci a tutto ciò che è secolare, soprattutto alle autorità e al sistema giudiziario, con una sana dose di cautela.
Seguire il Signore non è solo un cammino personale, ma anche comunitario, in cui altre persone si impegnano contemporaneamente a noi. La nostra fede ci impone di sostenerci a vicenda come fratelli e sorelle, cercando di ottenere giustizia, misericordia e riconciliazione. Paolo rimprovera i Corinzi non solo per le loro cause, ma soprattutto per la loro incapacità di risolvere le questioni tra loro nella fede e nell'amore prima di rivolgersi a quella che spesso era un'autorità secolare corrotta. Li esorta a considerare l'alta vocazione di essere seguaci di Cristo, chiamandoli, e chiamandoci, a uno standard più elevato, in cui il nostro amore reciproco dovrebbe risolvere le questioni con maggiore misericordia, piuttosto che con rabbia e vendetta.
Cosa significa essere santi? Essere santi significa essere separati, riconoscere che come cristiani siamo chiamati a vivere in modo diverso dal mondo che ci circonda. Noi, in quanto “santi”, abbiamo la missione non solo di giudicare con saggezza tra di noi, ma anche di essere testimoni dell'amore e della grazia di Cristo in un mondo frammentato. Questa chiamata celeste ci ricorda che attraverso Gesù siamo santificati e giustificati. Siamo stati lavati dalla sua grazia e quindi siamo equipaggiati per vivere in modo diverso.
Nel Vangelo di Luca, assistiamo al modo in cui Gesù dà inizio a questa chiamata. Dopo aver trascorso una notte in preghiera, sceglie i Dodici Apostoli, creando una fratellanza fondamentale che porterà la sua missione nel mondo. Il processo di scelta degli apostoli ci mostra l'importanza del discernimento in preghiera nel prendere decisioni che hanno un impatto non solo su di noi, ma anche sugli altri.
Dopo aver scelto i dodici, Gesù prosegue il suo ministero di guarigione, insegnamento e ripristino delle relazioni. La folla lo cercava non solo per la guarigione fisica, ma anche per la restaurazione spirituale. Credevano che da Lui uscisse il potere di guarire le loro afflizioni.
Come seguaci di Gesù, anche noi siamo chiamati a portare la guarigione nelle nostre comunità. Gli apostoli stavano capendo subito perché erano stati chiamati e quale sarebbe stata la loro missione fondamentale. Riconosciamo che il Signore ci chiama non solo a essere destinatari della sua guarigione, ma anche strumenti della sua pace e del suo amore.
Ognuno di noi riceve una chiamata unica, una vocazione nel contesto della propria vita, a seguire Cristo. Siamo chiamati a camminare mano nella mano come comunità di fede, dove rivolgersi a mediatori non credenti e laici dovrebbe essere sempre la peggiore delle ipotesi e non il primo punto di azione. Come popolo eletto di Dio, dobbiamo essere in grado di discernere ciò che ci distingue dalla mondanità, e questo è ciò che permette di vivere una maggiore santità nella propria vocazione - un vero dono dall'alto. Nostra Signora, Regina degli Apostoli, prega per noi.
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