Martedì - 24ª Settimana del Tempo Ordinario B - Le stimmate di san Francesco d'Assisi (17 settembre)

Published on 16 September 2024 at 07:05

Cari amici in Cristo, oggi ci riuniamo anche per commemorare un evento straordinario nella vita di san Francesco d'Assisi: la stigmatizzazione del nostro amato santo. Questa festa, celebrata il 17 settembre, ci invita a una comprensione più profonda del profondo mistero della sofferenza di Cristo e a una chiamata ad abbracciare le nostre croci nella vita quotidiana, cercando di imitare il nostro amorevole Salvatore.

Prima di tutto riflettiamo sul contesto storico di questo evento. Le stimmate di San Francesco gli furono date da Dio nel 1224, due anni prima della sua morte. San Francesco, già noto per la sua profonda devozione a Gesù e alla sua passione, si ritirò sul Monte Alverna per un periodo di preghiera e riflessione. Lì, nella solitudine di questo luogo sacro, circondato dalla natura e avvolto nel silenzio, Francesco ebbe una straordinaria visione di un serafino a sei ali. Questa apparizione, piena di presenza divina, gli impartì i segni del Cristo crocifisso, segni che avrebbero segnato per sempre il suo corpo e la sua anima con il dolore, l'amore e la sofferenza redentrice di Gesù.

Le stimmate non erano semplicemente un'afflizione personale, ma piuttosto l'incarnazione dell'intenso amore di Francesco per Cristo e del suo profondo desiderio di condividere le sofferenze del suo Signore. Come ci dicono le fonti francescane, questi segni fisici non erano solo visibili e unici nella storia di tali fenomeni, che sarebbero seguiti alle prime stimmate registrate nella storia della Chiesa, ma anche trasformativi. Attirarono Francesco più profondamente nella realtà della passione di Cristo, permettendogli di sperimentare, in senso mistico, il peso del peccato e la profondità dell'amore di Dio per l'umanità. Il suo stesso corpo divenne una testimonianza vivente della sofferenza del Salvatore. È stato notato che persino i chiodi erano formati dalla sua stessa carne, il che rende le sue stimmate non solo le prime, ma anche uniche in questo senso nella storia della Chiesa.

Mentre riflettiamo su questo dono fatto a Francesco, dobbiamo ricordare che non era destinato a essere un evento unico riservato solo al santo. Piuttosto, serve come invito per tutti noi a contemplare il nostro rapporto con la croce di Cristo. Le stimmate ci chiamano a riconoscere le nostre sofferenze, prove e tribolazioni come momenti in cui possiamo veramente unirci a Gesù e la sua passione, in cui il nostro dolore unito al suo diventa redentivo. L'apostolo Paolo lo esprime magnificamente nella sua lettera ai Colossesi, quando dice: “Ora mi rallegro delle mie sofferenze per voi e completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo, cioè della Chiesa” (Colossesi 1:24).

Il mondo in cui viviamo spesso cerca di evitare la sofferenza a tutti i costi. Siamo condizionati a trovare conforto, a perseguire il piacere e a rifuggire dal dolore. Tuttavia, come discepoli di Cristo, siamo chiamati ad abbracciare la nostra sofferenza, a vederla non come un peso, ma come un percorso di santificazione. Le stimmate ci ricordano che il vero amore spesso richiede sacrificio. Quando sopportiamo le nostre sofferenze con speranza e fede, trasformiamo il nostro dolore in uno strumento di grazia che può toccare la vita di coloro che ci circondano.

Inoltre, San Francesco incarna l'umiltà e la semplicità. Le stimmate visibili che portava erano un segno della sua trasformazione interiore. Non cercava l'attenzione o la gloria; la sua vita era invece un riflesso dell'umiltà di Cristo, che ha assunto la carne umana e ha sofferto per noi. I biografi ci dicono che Francesco nascose le sue stimmate ai frati finché poté. In un mondo spesso ossessionato dallo status e dal riconoscimento, guardiamo a Francesco e sforziamoci di vivere una vita caratterizzata dalla semplicità, dal servizio e da un impegno incrollabile nell'amore.

Amen.


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