Oggi ci troviamo a viaggiare nelle profonde profondità della Scrittura, dove l'apostolo Paolo e l'evangelista Luca ci offrono una finestra sul funzionamento del Corpo di Cristo e sul potere trasformativo della compassione di Cristo nel ripristinare la santità della vita, manifestata con forza anche nella miracolosa resurrezione di persone dai morti in tutti i Vangeli e nella storia della Chiesa.
Nella nostra lettura, Paolo si rivolge ancora una volta alla comunità cristiana di Corinto, una città caratterizzata da diversità, sfide e divisioni sociali. I Corinzi facevano parte di una chiesa in crescita, ma spesso conflittuale; affrontavano problemi di divisione, immoralità e incomprensioni sui doni spirituali. Paolo, quindi, scrive per ricordare loro la loro unità in Cristo. Utilizza la metafora del corpo - molte parti che funzionano insieme come un tutt'uno - per illustrare come ogni credente, indipendentemente dalla sua provenienza, svolga un ruolo vitale nella vita della Chiesa. Abbiamo davvero bisogno di imparare la lezione che, finché Cristo è il nostro punto di riferimento centrale, la diversità di caratteri, temperamenti, doni e carismi, tutti contribuiscono al meraviglioso arazzo di una Chiesa che è stata santificata da Lui e inviata in missione al resto del mondo.
Ci deve essere unità, senza mai compromettere la verità che Gesù ci ha chiesto di custodire. L'unità all'interno della Chiesa si basa su alcuni aspetti, primo fra tutti il processo di pensiero che chiamiamo teologia. Perché, usando l'analogia di Paolo sul corpo, se la testa è disordinata, se i pensieri nel nostro cervello sono confusi, il resto del corpo barcolla. Quindi, l'unità di pensiero è fondamentale. Ecco perché Paolo inizia questa lettera ai Corinzi dicendo: “Vi invito, cari fratelli e sorelle, per l'autorità del nostro Signore Gesù Cristo, a vivere in armonia tra di voi. Non ci siano divisioni nella Chiesa. Siate piuttosto unanimi, uniti nel pensiero e nel proposito” (1 Corinzi 1:10).
Nel brano del Vangelo di Luca incontriamo una profonda espressione della compassione di Dio attraverso Gesù. Incontriamo una vedova addolorata di Nain, che piange la scomparsa del suo unico figlio. Sullo sfondo della sua disperazione, Gesù, un amico compassionevole, vede la sua sofferenza e si commuove. In modo straordinario, si avvicina al
corteo funebre, tocca la bara e ordina al giovane di alzarsi. Ciò che ci colpisce qui non è solo l'atto miracoloso di risuscitare il morto, ma anche la tenerezza di Gesù verso il dolore della donna. Egli interrompe la morte con la vita, il dolore con la gioia, dimostrando il cuore della sua missione: portare speranza e risanamento.
Riflettendo su entrambe le letture, ci si può chiedere: come possiamo vivere oggi questa chiamata a far parte del Corpo di Cristo? In primo luogo, siamo invitati a riconoscere e ad apprezzare i nostri doni individuali e quelli di coloro che ci circondano, proprio come Paolo ha insegnato ai Corinzi. Ognuno di noi ha un ruolo unico nel nutrire la nostra comunità e nell'estendere la compassione di Cristo al mondo esterno, ma ancora una volta, dobbiamo prima essere umili.
I santi nella storia della Chiesa hanno emulato a tal punto il loro Signore, che li ha preceduti e guidati, che, grazie al potere di Cristo che operava in loro, hanno persino risuscitato le persone dalla morte come aveva fatto lui. Ad esempio, è documentato che San Benedetto da Nursia e San Filippo Neri hanno rianimato i defunti grazie alla loro potente intercessione, mostrandoci il potere di Cristo vivo in loro. San Vincenzo Ferrer è un altro esempio di santo che sarebbe diventato uno dei più celebri della Chiesa. Conosciuto per la sua oratoria eloquente e la sua fervente predicazione, viaggiò a lungo per l'Europa, diffondendo la fede cristiana e impegnandosi in discussioni teologiche in un periodo tumultuoso segnato da agitazioni politiche ed ecclesiastiche.
Uno degli aspetti notevoli della vita di San Vincenzo Ferrer sono i numerosi resoconti di miracoli a lui attribuiti, tra cui, sì, la resurrezione dei morti. Questi resoconti spesso illustrano la sua profonda fede e la potenza di Dio che operava attraverso di lui. Molti dei suoi contemporanei e dei successivi seguaci riferirono che egli aveva la capacità di riportare in vita i defunti, il che contribuì alla sua reputazione di potente intercessore e operatore di miracoli.
Oggi, mentre affrontiamo le sofferenze che ci circondano - sia che si tratti di lotte personali, di difficoltà della comunità o di problemi sociali - ricordiamoci dei miracoli che Dio può compiere attraverso di noi se, come i santi, ci disponiamo umilmente alla sua volontà a un livello costante.
Preghiamo per avere la grazia di riconoscere i nostri doni, di vedere la sofferenza intorno a noi e di rispondere con l'amore che ci trasforma e ci innalza alla pienezza di vita che nostro Signore ci ha rassicurato di essere venuto a portare a chiunque voglia accettare questo dono meraviglioso. Amen
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