Cari fratelli e sorelle in Cristo, oggi in tutto il mondo, nelle nostre chiese cattoliche, durante la Santa Messa, ci riuniamo per celebrare la vita e l'eredità di Santa Teresa di Gesù Bambino, una santa straordinaria la cui semplicità e il cui profondo amore per Dio continuano a ispirare ciascuno di noi nel nostro cammino spirituale. Riflettendo sulla sua vita in relazione alle letture che abbiamo appena ascoltato, troviamo una sorprendente interazione tra la sofferenza, il rifiuto e l'amore trasformativo che Dio ci chiama a incarnare.
Nella lettura del Libro di Giobbe, incontriamo un uomo che, in preda a una profonda disperazione, mette in discussione la natura stessa della vita. Il lamento di Giobbe risuona con quei momenti in cui ci sentiamo sopraffatti dalla sofferenza e dall'oscurità. Egli si chiede perché sia nato, lamentando lo stato disperato del mondo che lo circonda. Desidera la pace, una tregua dalle prove della sua esistenza, riflettendo la profonda angoscia dello spirito umano di fronte alla sofferenza. Santa Teresa ha affrontato le sue sofferenze per tutta la vita, non solo nella malattia fisica e nella morte precoce, ma anche nelle prove spirituali che l'hanno plasmata. Da bambina, sopportò la perdita della madre, che lasciò un vuoto indelebile nel suo cuore. Nello spirito di Giobbe, la sua sofferenza avrebbe potuto portarla alla disperazione, ma scelse di rispondere con una fiducia incrollabile nell'amore di Dio. Invece di maledire la sua esistenza, abbracciò la “piccola via”, un percorso di profonda umiltà e semplicità. Thérèse scrisse: “Passerò il mio cielo facendo del bene sulla terra”. Così, nel suo dolore, trovò uno scopo.
Nel nostro Vangelo di Luca, sentiamo di Gesù che si dirige risolutamente verso Gerusalemme, sapendo le sofferenze che lo attendono. Di fronte al rifiuto in un villaggio samaritano, i discepoli, spinti dall'indignazione, chiedono di far scendere il fuoco su coloro che rifiutano di accoglierlo. Tuttavia, Gesù li rimprovera e si sposta semplicemente in un altro villaggio. Qui vediamo la nostra chiamata da parte di Dio alla compassione piuttosto che alla condanna, all'amore piuttosto che alla rabbia. Ci ricorda che anche noi possiamo affrontare il rifiuto e l'ostilità, ma come Gesù siamo chiamati a rispondere con grazia e amore.Santa Teresa ha esemplificato questa grazia di fronte alle avversità. Nel corso della sua vita, ha mostrato un amore radicale per gli altri. In convento, di fronte alle sfide delle sue consorelle, scelse la pazienza e la comprensione piuttosto che l'amarezza. Riconosceva che ogni atto d'amore, per quanto piccolo, poteva essere un'offerta profumata a Dio. Nel suo “piccolo”, ha incarnato l'essenza dell'insegnamento di Gesù: scegliere l'amore e il perdono invece dell'ostilità e della durezza.
Mentre riflettiamo sul cammino di Thérèse, ci viene in mente la sua famosa frase: “La grandezza del mondo è amare”. Agli occhi del mondo, la sua vita poteva sembrare ordinaria; eppure, lei ci ricorda che ogni piccolo atto compiuto con grande amore ha un valore immenso agli occhi di Dio. Ogni momento della nostra vita quotidiana ci offre l'opportunità di amare, di servire e di costruire il Regno di Dio non con imprese meravigliose, ma con le gentilezze quotidiane che devono accompagnare le nostre interazioni con gli altri, soprattutto con coloro che ci mettono in difficoltà. Questo ricorda molto l'idea di gioia perfetta di San Francesco. Rimanere umili di fronte al rifiuto o alla persecuzione. Questo era il vero frate minore ai suoi occhi. Quindi, cari amici, ispiriamoci a Santa Teresa. Quando ci troviamo di fronte a prove e tristezza come Giobbe, non disperiamo, ma cerchiamo di sviluppare la fiducia che Thérèse ha esemplificato. E quando incontriamo il rifiuto o il disprezzo nella nostra vita, ricordiamo l'esempio di Cristo, che ha scelto di andare avanti con l'amore piuttosto che con la condanna. Maria, Madre dei dolori, prega per noi che ricorriamo a te.
Add comment
Comments