Fratelli e sorelle in Cristo, le letture di oggi ci offrono una visione profonda del cuore di Dio e della condizione umana. Entrambi i brani parlano del nostro rapporto con Gesù, colui che si è umiliato per noi e ci invita a partecipare all'abbondante banchetto del suo amore. Tuttavia, rivelano anche il dolore che riempie il suo cuore quando rifiutiamo quell'invito e scegliamo le distrazioni di questo mondo invece dei suoi insegnamenti.
Nella prima lettura, tratta dalla lettera di San Paolo ai Filippesi (2,5-11), l'apostolo ci esorta ad avere la stessa mentalità di Cristo Gesù. Ci viene ricordato che Gesù, pur essendo Dio da Dio, Luce da Luce e uno nell'essere con il Padre, ha scelto di svuotarsi, diventando umano e umiliandosi fino alla morte in croce. È il nostro esempio per eccellenza di umiltà e obbedienza. Tuttavia, quanto spesso rispecchiamo questa umiltà nella nostra vita? O permettiamo che l'orgoglio e l'autostima abbiano la precedenza?
Viviamo in un'epoca in cui le scuse sono facili e la procrastinazione spesso domina i nostri cuori. La parabola del Vangelo di San Luca racconta la storia di una grande cena: l'invito di nostro Signore a unirsi a lui nella comunione e nella vita eterna.
Gli invitati, però, uno dopo l'altro, offrono le loro scuse. “Ho comprato un campo”, ‘Ho comprato dei buoi’, ‘Mi sono appena sposato’. Ogni scusa riflette una preoccupazione mondana, una priorità delle questioni temporali rispetto al banchetto eterno che Dio ha preparato per noi.
Non è sorprendente come spesso facciamo lo stesso? Gesù ci rivolge il suo invito ogni giorno attraverso le Scritture, la preghiera e i sacramenti, eppure ci troviamo presi dalle distrazioni quotidiane - il nostro lavoro, i nostri impegni, le nostre relazioni - spesso credendo che risponderemo “domani” o “quando sarà il momento giusto”. Affermiamo di volere un rapporto con Lui, ma permettiamo ai nostri impegni, alle nostre preoccupazioni e alle nostre paure di impedirci di entrare pienamente in quel rapporto.
Immaginate il dolore di Gesù quando assiste alle nostre esitazioni. Ogni volta che rifiutiamo il suo invito, egli sente profondamente questo rifiuto. Per Gesù, ogni anima è preziosa e quando scegliamo la strada della distrazione anziché quella della devozione, si crea una frattura nel rapporto che egli desidera avere con noi. È una tragedia di natura divina che il Santo, che si è avvicinato a noi in umiltà e amore, sia così spesso accolto con indifferenza o con un vero e proprio rifiuto.
La buona notizia è che la misericordia di Dio non conosce limiti, anche se ci rifiutiamo e ci scusiamo. Il padrone della parabola ordina che entrino altri, quelli che prima erano considerati indegni, emarginati ed esclusi. Questo illustra la profondità dell'amore di Dio e la natura espansiva del suo Regno. Nessuno è fuori dalla portata della sua grazia e c'è sempre posto per altri alla tavola del Padre.
Ma dobbiamo essere disposti a rispondere. Siamo chiamati non solo ad accettare l'invito, ma a incarnare l'umiltà che Cristo ha esemplificato. Quando allineiamo veramente i nostri pensieri e le nostre azioni con l'umiltà di Gesù, iniziamo a vedere il mondo non attraverso la nostra prospettiva limitata, ma attraverso la lente dell'amore, del servizio e della gratitudine. Smettiamo di trovare scuse e iniziamo a vivere in gioiosa obbedienza.
Mentre riflettiamo sulle letture di oggi, chiediamoci: Quali scuse stiamo inventando? Cosa ci trattiene dal banchetto che Gesù ha preparato? Cerchiamo di eliminare le distrazioni e di cercare con umiltà un rapporto più profondo con Cristo. Ricordiamo che egli si è svuotato per noi, dandoci la forza e la saggezza di svuotarci delle preoccupazioni mondane, per poter abbracciare la chiamata ad amare, servire e testimoniare la bontà del nostro Dio e, come ha promesso, avere la vita in pienezza. Maria, Santa Regina e Madre, prega per noi che ricorriamo a te.
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