Amati: Oggi ci riuniamo in segno di riverenza per la memoria di san Giosafat, vescovo e martire la cui vita esemplifica le virtù che vediamo riflesse nelle letture della Scrittura di oggi. Giosafat nacque nel 1580 nell'attuale Ucraina. Monaco e leader delle Chiese cattoliche orientali, dedicò la sua vita all'unità e alla riforma ecclesiale, cercando di riportare i suoi fratelli ortodossi alla piena comunione con la Chiesa cattolica romana. Il suo impegno in questa missione lo portò infine al martirio, quando fu ucciso nel 1623.
Nella nostra prima lettura, tratta dalla Lettera a Tito, siamo chiamati a incarnare la sana dottrina e a modellare il buon comportamento nella nostra vita. San Giosafat visse veramente questa chiamata. Era noto per la sua temperanza, dignità e autocontrollo, non solo nella sua vita personale ma anche come pastore del suo gregge. Egli forniva saggi consigli agli uomini e alle donne che gli erano affidati, incoraggiandoli a incarnare uno spirito di amore e di responsabilità nelle loro famiglie. Questo è in linea con le istruzioni che riceviamo per nutrire e formare coloro che ci circondano, proprio come Giosafat, attraverso la sua testimonianza, ha ispirato molti a cercare una maggiore santità e a impegnarsi nei loro doveri cristiani.
Il Vangelo di Luca ci presenta la parabola del servo non redditizio. Gesù ci ricorda che il servizio a Dio non consiste nel cercare riconoscimenti o gratitudine, ma nell'adempiere ai nostri obblighi con umiltà. San Giosafat ha esemplificato questa verità nella sua vita. Non cercò fama o riconoscimenti per le sue opere; piuttosto, si dedicò diligentemente all'opera di Dio, facendo da ponte per l'unità tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente. Capì che essere un servitore di Cristo è un privilegio. Questa umiltà e questo impegno nel dovere dovrebbero risuonare profondamente con noi.
Nella nostra vita, c'è spesso la tentazione di cercare la gloria personale negli atti di servizio: chi di noi non desidera un “grazie” o un riconoscimento per il suo duro lavoro? Tuttavia, l'invito di oggi è quello di riconoscere che il nostro servizio non è nostro per rivendicarlo. Siamo solo strumenti della grazia di Dio, chiamati a contribuire al suo piano più grande senza aspettarci una ricompensa personale, ma solo l'onore e il privilegio di servire il Dio di tutta la creazione che ci ha amati e ci amerà per l'eternità.
Il martirio di San Giosafat riflette la resa definitiva a questa chiamata, affermando che la nostra vita deve essere dedicata completamente a Dio, fino alla morte.
Mentre riflettiamo sulle lezioni della vita di Giosafat, chiediamoci come possiamo incarnare gli insegnamenti di Tito nelle nostre famiglie e comunità. Siamo temperanti nelle nostre parole e azioni? Offriamo ai nostri fratelli e sorelle in Cristo l'incoraggiamento a condurre una vita impegnata nella fede e nell'amore? Come possiamo essere modelli di buone azioni piuttosto che cercare di essere lodati per esse?
Inoltre, portiamo avanti il messaggio del Vangelo servendo senza riserve, mantenendo un cuore umile e riconoscendo la chiamata di ogni giorno come una possibilità di adempiere ai nostri obblighi con amore, sapendo che la nostra vera soddisfazione viene solo da Dio. Nell'attesa del ritorno glorioso del nostro Salvatore, possiamo vivere con la mentalità di essere davvero “servi senza profitto”, grati per l'opportunità di servire e motivati dall'amore piuttosto che dalle aspettative. Questo è molto controintuitivo, soprattutto per la nostra natura umana decaduta.
La vita di San Giosafat ci incoraggia a impegnarci nella nostra fede in modo attivo e senza pregiudizi, ispirandoci a vivere con coerenza i nostri impegni verso Cristo e verso le nostre comunità. Mentre onoriamo la sua memoria oggi, possiamo sforzarci con rinnovato vigore di seguire il suo esempio, facendo una vera differenza attraverso il nostro servizio costante, l'umiltà e la fede incrollabile.
Amen.
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