Nella lettura di oggi, troviamo la storia del passaggio del mantello della fede di Elia a Eliseo. Quando Elia viene portato in cielo in un turbine, consegna il suo mantello a Eliseo, simboleggiando il trasferimento della sua autorità e responsabilità profetica.
Questo passo ci ricorda che la nostra fede non è solo un possesso personale, ma un dono da trasmettere agli altri. Come il mantello di Elia era una rappresentazione tangibile della presenza e del potere di Dio nella sua vita, così anche le nostre relazioni con gli altri sono una rappresentazione tangibile dell'amore e della redenzione di Dio nella nostra vita.
La richiesta di Eliseo di rimanere con Elia e non lasciarlo è un segno del suo profondo affetto e rispetto per il suo mentore. La risposta di Elia - "Resta qui, perché il Signore mi ha mandato al Giordano" - sottolinea la realtà che le nostre chiamate e le nostre responsabilità non riguardano solo i nostri desideri o preferenze, ma la volontà di Dio. Molte volte Dio ci chiede ciò che all'inizio sembra difficile, ma con la fede e la fiducia, costruite nel corso di una relazione d'amore con lui, siamo in grado di vincere le nostre paure, esitazioni e persino dubbi.
Riflettendo su questo passaggio, ci viene ricordata l'importanza di fare da mentori e di essere mentori. Siamo chiamati a imparare gli uni dagli altri, a condividere le nostre esperienze e la nostra saggezza e a passare il testimone della fede alla generazione successiva. È necessaria una buona e sana dose di
umiltà perché uno studente si sottometta con umiltà alla saggezza di un insegnante, ma nel mondo di oggi, sì, dobbiamo assicurarci che la saggezza sia saggezza divina e non saggezza mondana che passa.
Eliseo ebbe la benedizione del santo consiglio del suo mentore Elia, e anche noi dovremmo cercare consiglio e guida da coloro che sono santi e che hanno sofferto. Questo era il criterio del Venerabile Mons. Sheen per fare una buona scelta quando si tratta di un direttore spirituale, per esempio: coloro che sono santi e che hanno sofferto avranno sempre il miglior consiglio, perché la loro saggezza viene da Dio.
Ma cosa significa "trasmettere" la nostra fede? Non si tratta solo di condividere le nostre conoscenze o di raccontare le nostre storie; si tratta di vivere la nostra fede in modo tale che gli altri siano ispirati a seguire le nostre orme. Si tratta di incarnare i valori e i principi della nostra fede nella nostra vita quotidiana, in modo che gli altri possano vedere Gesù Cristo risplendere attraverso di noi. Ma questo è un cammino graduale, un processo, se volete, un bellissimo viaggio con il Signore al nostro fianco, il nostro Dio e il nostro mentore.
Mentre ci meravigliamo della vita bella e fruttuosa del profeta Elia, possiamo chiederci: quale eredità vogliamo lasciare? Stiamo vivendo la nostra fede in modo tale da ispirare gli altri a seguire Gesù? O siamo troppo occupati a concentrarci sui nostri interessi e desideri? Che possiamo essere come Eliseo, che rimase fedele a Elia e seguì Dio con tutto il cuore, anche quando ciò significava lasciarsi alle spalle tutto ciò che era familiare. Possiamo trasmettere il manto della fede con umiltà, obbedienza e gioia.
Nel Vangelo di oggi, Gesù insegna ai suoi discepoli a pregare in privato, per non attirare l'attenzione su di sé. Allo stesso modo, Elia (1 Re 17,1) ed Eliseo (2 Re 4,25-37) pregavano spesso in segreto, lontano dalla vista pubblica.
Questo non vuol dire che quando ci uniamo al culto liturgico, ad esempio durante la Messa, stiamo facendo una cosa cattiva, ma piuttosto che i nostri motivi e le nostre intenzioni devono essere puri, umili e lontani dalla ricerca di onori da parte di coloro che potrebbero assistere alla nostra preghiera. Questo è particolarmente importante per noi sacerdoti che abbiamo continuamente i riflettori puntati addosso mentre offriamo la Messa. Il nostro cuore deve essere al posto giusto. Pregate quindi per i vostri sacerdoti, affinché anch'essi possano essere autentici come lo furono Elia ed Eliseo.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci ricorda anche di avere assoluta fiducia nel modo in cui il Padre provvederà a noi. Ricordiamo che Elia fu nutrito dai corvi (1 Re 17,4-6) e la vedova di Eliseo fu nutrita da Dio attraverso l'orcio d'olio della vedova (2 Re 4,1-7). In entrambi i racconti, Dio provvede miracolosamente a coloro che confidano in Lui. Gesù promette che Dio provvederà a coloro che lo cercano (Matteo 6:31-33), proprio come fece con Elia ed Eliseo attraverso mezzi miracolosi.
Nel dare l'addio a un profeta di Dio così fedele, in Elia, ricordiamo che in Matteo 17:10-13, i discepoli di Gesù gli chiesero del ritorno di Elia. Gesù rispose che Giovanni Battista era l'Elia di cui aveva parlato Malachia. Ringraziamo Dio per averci parlato attraverso questi uomini appositamente scelti e gli chiediamo la grazia di unirci un giorno a loro per gioire per sempre della sua bontà e cantare le sue lodi con tutti gli angeli e i santi. Maria, Regina dei Profeti, prega per noi.
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