Le letture di oggi ci portano in viaggio verso un momento di risveglio spirituale nella storia degli israeliti che evoca l'immagine di un albero morto che improvvisamente ritrova la vita e porta frutto, come racconta Gesù nel Vangelo di oggi. Il sommo sacerdote Hilkiah scopre il Libro della Legge nel Tempio, e il suo contenuto manda onde nel regno. Il re Giosia è profondamente commosso dalla lettura del libro, riconoscendo la misura in cui i suoi antenati si erano allontanati dalla volontà di Dio. Si straccia le vesti in segno di dolore e umiliazione, riconoscendo la gravità della loro disobbedienza.
Questo passo ci insegna che anche in tempi di compiacenza spirituale, Dio può stimolare i nostri cuori a cercarlo. La scoperta del Libro della Legge ci ricorda che la parola di Dio ha il potere di condannarci per i nostri peccati e di portarci al pentimento.
La risposta di Giosia a questa scoperta è degna di nota. Non incolpa gli altri e non cerca di minimizzare la situazione. Al contrario, si assume la responsabilità personale e cerca la guida di Dio attraverso la preghiera e attenendosi all'alleanza che Dio aveva stretto con i suoi antenati. Invita tutto il popolo di Giuda e Gerusalemme a unirsi a lui in questo impegno, riconoscendo che l'obbedienza alla legge di Dio non è solo una questione individuale, ma comunitaria.
Quando riflettiamo sul nostro rapporto con Dio, siamo chiamati a rispondere in modo simile. Quando scopriamo la nostra compiacenza spirituale o il nostro peccato, non abbiamo paura di riconoscere i nostri errori e di chiedere perdono. Siamo disposti a fare ammenda e a cercare nuovamente la guida di Dio. Spesso la guida di Dio arriva attraverso le guide spirituali che egli ci pone davanti, e spesso sono più di una, ma nel brano evangelico di oggi, Gesù ci ricorda che dobbiamo essere perspicaci quando si tratta di guide e leader spirituali nella nostra vita. Gesù ci mette in guardia dai falsi profeti che possono sembrare pii e santi, ma in realtà sono guidati dai loro desideri e interessi egoistici.
Non possiamo giudicare le persone solo dal loro aspetto o dalle loro parole, ma piuttosto dai frutti delle loro azioni. Stanno producendo buoni frutti nella loro vita? Stanno vivendo gli insegnamenti di Cristo in modo pratico? In questo senso, i santi e persino gli angeli in cielo, confermati nella grazia, sono già potenti guide ed esempi da seguire. Quando si tratta di vivere, però, le azioni possono parlare molto e, come sappiamo, San Francesco ci ha detto che dobbiamo sempre predicare e, se necessario, usare le parole. Le nostre azioni dovrebbero fare la predica.
Gesù usa l'esempio degli alberi per illustrare questo punto. Un albero che porta buoni frutti è segno di un albero sano, mentre un albero che porta frutti cattivi è segno di un albero marcio. Allo stesso modo, le nostre azioni e i nostri comportamenti possono rivelare cosa c'è veramente nel cuore del nostro essere.
Ma come si fa a determinare ciò che costituisce un "buon frutto"? Secondo Gesù, non si tratta solo di fare cose buone o di dire belle parole. Si tratta di vivere i suoi insegnamenti in modo coerente e autentico.
Per esempio, mostriamo compassione e gentilezza verso chi ha bisogno? Perdoniamo chi ci ha fatto del male? Viviamo con semplicità e umiltà, anziché cercare di accumulare ricchezza e status?
Se non produciamo buoni frutti in questi ambiti, potrebbe essere un segno che la nostra fede è carente o che stiamo seguendo un falso profeta. Se invece produciamo buoni frutti, è probabile che stiamo seguendo gli insegnamenti di Gesù e viviamo la Sua volontà per la nostra vita.
Esaminiamo quindi la nostra vita e chiediamoci: quali frutti stiamo producendo? Stiamo portando frutti buoni o cattivi? E se non stiamo producendo frutti buoni, cerchiamo di pentirci e di iniziare a portare frutti buoni nella nostra vita. Che possiamo essere guidati dallo Spirito Santo e che la nostra vita sia un riflesso degli insegnamenti di Cristo.
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