Miei cari amici, attraverso le belle letture di oggi, nostro Signore esprime ancora una volta il suo magnifico amore per noi ricordandoci che non dobbiamo preoccuparci per le nostre provviste come fanno i non credenti, come se Dio non vegliasse su di noi.
Nella prima lettura sentiamo l'autore recitare una meravigliosa preghiera a Dio in cui accenna a questo affidamento alla provvidenza divina: “non darmi né povertà né ricchezza; dammi solo il cibo di cui ho bisogno; perché non ti rinneghi, sazio, dicendo: “Chi è il Signore?””.
L'idea è che ci affidiamo più alla provvidenza di Dio che alle nostre capacità di provvedere a noi stessi, perché, come dice l'autore, essendo pieni dei nostri successi potremmo pensare di non aver bisogno di Dio, o negare la sua stessa esistenza. Per San Francesco questo distacco dall'autosufficienza era così importante che aveva ordinato ai suoi frati di non portare mai con sé denaro, e che solo con un permesso speciale dei loro superiori avrebbero potuto farlo se esigenze particolari lo avessero richiesto.
Prese a cuore l'ammonimento delle Scritture secondo cui “l'amore per il denaro è la radice di tutti i mali” e lo tradusse nel quarto capitolo della regola che lasciò ai suoi frati:
“Proibisco severamente ai frati di ricevere denaro in qualsiasi forma, sia direttamente che attraverso un intermediario. Tuttavia, i ministri e i custodi possono lavorare attraverso amici spirituali per curare i malati e vestire i frati, secondo il luogo, la stagione e il clima, come la necessità sembra richiedere. Questo deve essere fatto, però, in modo che non ricevano denaro”.
Il Signore Gesù nel Vangelo di oggi pone le basi per questo concetto che abbiamo appena descritto. Infatti, tutta la vita religiosa e l'insegnamento si basano su ciò che il Signore stesso ci ha insegnato e istituito attraverso i suoi dodici prescelti e la Chiesa da lui fondata. Anche nostro Signore, molte volte, ha cercato di insegnare agli Apostoli il concetto di affidamento alla divina provvidenza.
“Signore abbiamo due primi e cinque pani, ma cosa sono in mezzo a tanti?”... ed egli provvede a sfamare le moltitudini. Nel Vangelo di oggi, ancora una volta dice loro di uscire senza le normali necessità che accompagnano un viaggio. Perché lo fa, se non per rafforzare il fatto che Dio sarà con noi, ci accompagnerà e provvederà a tutte le nostre necessità quando risponderemo alla missione con cui ci manda nel mondo?
Anche noi dobbiamo imparare la lezione della dipendenza da Dio e della fiducia nella sua bontà e nella sua grazia. Dobbiamo abbandonare le nostre paure, che in qualche modo la nostra vita sia incompleta se non accumuliamo una grande quantità di ricchezza e non ci assicuriamo un futuro meraviglioso. Il futuro è nelle mani di Dio. Solo Lui sa se vedremo o meno la luce di domani. Lui solo sa quali sono i nostri bisogni e il Signore ci ha ricordato che anche nella preghiera dobbiamo sempre ricordare che il Padre celeste sa quali sono i nostri bisogni. La nostra preghiera diventa quindi più una preghiera di ringraziamento che di petizione, perché sapendo di cosa abbiamo bisogno, il Signore provvede e quando lo fa, è nostro dovere ringraziarlo e glorificarlo.
Che il Signore continui ad aiutarci a valutare la nostra vita, la nostra posizione nei suoi confronti, e illumini la nostra coscienza per sapere cosa è in nostro potere cambiare nella nostra vita e per saper confidare sempre in lui per tutto il resto. Maria, Regina della Divina Provvidenza, prega per noi che ricorriamo a te.
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