Mercoledì - 31a Settimana del Tempo Ordinario B

Published on 5 November 2024 at 13:01

Le letture di oggi ci invitano a un radicale allontanamento dalle vie del mondo, a un radicale accoglimento del messaggio evangelico affinché, grazie alla grazia e ai meriti di nostro Signore Gesù Cristo, anche noi, come lui, possiamo compiere la nostra missione in questa breve ma bella vita che Dio ci ha dato.

La prima lettura è tratta dalla lettera di San Paolo ai Filippesi, dove si parla della bellissima umiltà del Figlio di Dio, quella che teologicamente chiamiamo la sua “kenosi” - lo svuotamento di sé assumendo una natura umana per guidare, accompagnare e redimere l'umanità nel suo cammino verso il destino eterno.

Allo stesso modo, se vogliamo seguirlo come discepoli fedeli, anche noi dovremo abbracciare il processo di svuotamento dell'orgoglio, dell'arroganza, dell'egoismo e dell'individualismo, in modo da essere veramente la luce di un mondo che ha disperatamente bisogno di una direzione.

San Paolo ci incoraggia quindi a strategizzare e a lavorare per la nostra salvezza. Sta insinuando che dovremo attraversare le cose che renderanno difficile questo sforzo e quelle che ci impediscono di realizzare la nostra salvezza attraverso la grazia di Cristo. Dio ci invia sempre grazia su grazia e benedizione su benedizione, ma dobbiamo chiederci come stiamo ricambiando questa generosità? San Paolo continua a incoraggiarci ad andare avanti “senza brontolare e senza discutere”, come a dire che questa salvezza che deve essere elaborata con timore e tremore comporterà scenari di obbedienza e di umiliazione di se stessi. Egli indica l'obbedienza di Cristo che ha obbedito fino alla morte di croce.

Lo stesso Cristo, nel Vangelo di oggi, si identificherà ulteriormente come Dio, indicando che niente o nessuno può avere la priorità nei nostri cuori al di sopra dell'obbedienza che gli dobbiamo. All'inizio questa sembra un'affermazione scioccante, proveniente da un uomo, ma diventa meno scioccante quando viene rivelato che egli è più di un semplice uomo, ma il Dio dell'universo che si è velato di una vera natura umana.

Amare Cristo al di sopra di ogni cosa, e prima dell'amore che abbiamo per coloro che ci stanno più a cuore, come le nostre madri, i nostri padri e i nostri figli, non fa altro che esaltare questi ultimi rapporti e non li sminuisce affatto. Una volta appreso che Dio è la fonte di tutte le cose, e che Cristo è Dio, allora tutto torna al suo posto, perché possiamo ragionare sul fatto che più ci avviciniamo a Lui e più tutto il resto, che è secondario, diventa bello e splendido, mentre le nostre difficoltà assumono una dimensione diversa da quella di semplici circostanze noiose che ci tengono bloccati. Quando mettiamo Cristo al primo posto, ogni sofferenza diventa un mezzo di santificazione e qualsiasi difficoltà o dolore che dobbiamo sopportare può essere offerto come redentivo, se solo lo uniamo alle sue sofferenze.

Le parole di Gesù sono: “Se qualcuno viene a me senza odiare il padre e la madre, la moglie e i figli, i fratelli e le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. È qui che ci fa vacillare, e sono versetti come questo che mi rendono così orgoglioso dell'evangelista che li ha registrati per noi su carta, o meglio su papiro! Pensateci... se foste un ebreo contemporaneo che scrive il vostro racconto fittizio di un Messia, e sapeste che il quarto comandamento è quello di amare e onorare il padre e la madre, sarebbe la cosa più lontana dal vostro obiettivo strategico far dire a questo personaggio una cosa del genere: odiare tua madre? Odiare il proprio padre e persino la propria vita? Quindi, il testimone di queste parole difficili sta registrando fedelmente ciò che sa che sarà motivo di contesa più avanti nel tempo.

La verità è che sì, mettere Cristo al primo posto nella vostra vita significa che vi costerà qualcosa. Egli chiede a tutti noi di contare il costo. Per questo motivo, nel Vangelo ci chiede chi si accingerebbe a costruire una torre senza averne prima calcolato il costo, o il re che marcerebbe su un campo di battaglia senza aver prima valutato il numero e le risorse del nemico.

La nostra salvezza deve essere elaborata allo stesso modo, tenendo conto dell'astuzia del diavolo che combatte contro di noi con i suoi scagnozzi, perché non c'è bene più grande della salvezza e della glorificazione della vostra anima e del vostro corpo spiritualizzato in cielo per sempre. Non c'è nulla di paragonabile!

Siamo dunque saggi e continuiamo a combattere la buona battaglia, non solo per arrivare in cielo, ma per arrivare primi, perché come dice Paolo altrove... “Correte in modo da prendere il premio. Non sapete che i corridori nello stadio corrono tutti nella gara, ma uno solo vince il premio?”. 1 Corinzi 9:24. Non limitiamoci a partecipare, ma andiamo oltre. Tenete a mente le parole di nostro Signore: “Perché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella dei farisei e dei maestri della legge, non entrerete certo nel regno dei cieli” Matteo 5:20.

Molti si impegnano per avere un corpo sano e cercano di migliorare l'alimentazione, il cardio-fitness e simili, e così è giusto che sia. Le motivazioni, tuttavia, variano. Alcuni di noi cercano l'estetica, altri di realizzare qualche obiettivo personale, altri ancora per paura di morire, credendo che non ci sia nient'altro nell'aldilà. Se solo potessimo prenderci cura del nostro corpo come tempio dello Spirito Santo e della nostra anima come parte di noi che non potrà mai morire! I mondani si

occupano spesso del corpo e trascurano la mente e l'anima. Alcuni si occupano di tutto tranne che di quest'ultima. Riconoscere l'esistenza di Dio è il fattore che cambia le carte in tavola. Infatti, l'incredulità ci esclude già dalla corsa perenne che porta al paradiso, perché, come ha indicato Gesù, “chi non crede è già condannato”. Non è che Dio ci condanna. È il nostro pensare che il qui e ora sia il tutto e il fine di tutta l'esistenza. È questo che ci condanna, ed è una condanna ratificata nel peccato. Chi ha una mentalità celeste, invece, cercherà di prendersi cura del proprio corpo come tempio dello Spirito Santo, di rimanere puro nel cuore e nella mente e di sforzarsi di vivere una vita virtuosa fatta di preghiera, digiuno ed elemosina. Allora, e solo allora, lavoreremo alla nostra salvezza con timore e tremore, come i santi che ci hanno preceduto nel cammino.

Maria, Regina del cielo e della terra, prega per noi che ricorriamo a te. Amen.


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