Festa di Santo Stefano, primo martire, 26 dicembre, Anno C

Published on 25 December 2024 at 13:00

Oggi, mentre celebriamo la festa di Santo Stefano, il primo martire della nostra Santa Chiesa, ci troviamo a riflettere sui temi profondi e intrecciati del sacrificio, del coraggio e della luce della fede che brilla anche in mezzo alle prove più oscure. Nelle nostre letture, ci viene presentato un altro modello per la nostra fede: Stefano, la cui vita e morte parlano molto della chiamata al vero discepolato sulla scia della nascita di Cristo.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, apprendiamo che Stefano era “pieno di grazia e di potenza” mentre compiva grandi segni e prodigi tra la gente. Non si trattava semplicemente di una dimostrazione di abilità miracolose, ma della manifestazione della presenza e dell'amore di Dio attraverso di lui. Quando fu affrontato e messo alla prova da coloro che negavano la verità, Stefano rimase fermo nella sua fede. Mentre molti cercavano di metterlo a tacere, lo spirito di Stefano era risoluto: evidentemente pieno di Spirito Santo, guardava al cielo e proclamava la sua visione della gloria di Dio e di Gesù in piedi alla sua destra.
Cosa possiamo imparare da Stefano? Innanzitutto, la sua fede incrollabile ci insegna che il vero coraggio deriva dall'intimità con Dio. Nonostante l'ostilità che ha dovuto affrontare, Stefano è rimasto saldo, con il pensiero rivolto non all'imminente esecuzione ma alla gloria del cielo. Questo è un invito per noi a coltivare il nostro rapporto con Dio, soprattutto nelle prove quotidiane. Proprio come Stefano trovò la forza di guardare al cielo, anche noi siamo invitati a cercare Dio nelle nostre lotte. Quando affrontiamo momenti di avversità o di conflitto, sia dal

mondo esterno che all'interno di noi stessi, è la nostra fede che può condurci alla pace.
Inoltre, non possiamo trascurare il legame tra il martirio di Santo Stefano e il Bambino Gesù che celebriamo proprio il giorno prima. La nascita di Gesù significa il dono profondo dell'amore di Dio che entra nel mondo in umiltà e vulnerabilità. Essa pone le premesse per l'atto d'amore definitivo: il sacrificio di Cristo sulla croce. Il martirio di Santo Stefano rivela lo stesso spirito di amore sacrificale. Egli incarna il messaggio del Natale: il sacrificio della propria vita in umiltà per il bene degli altri, di cui abbiamo già un assaggio proprio alla mangiatoia, nella fredda grotta abbandonata di Betlemme, cullato dal tenero calore delle braccia della nostra Santissima Madre. Poi, man mano che cresceva in età e saggezza, Gesù obbedì e si lasciò guidare dallo Spirito nella sua natura umana. Stefano avrebbe visto nella nascita del Salvatore tanto atteso una profonda umiltà da parte di Dio e la sua tenera misericordia per il mondo. Egli capì che Dio ci invitava a fare lo stesso: a testimoniare la nostra fede, ad amare senza contare i costi e a proclamare che la luce di Gesù è molto più grande delle ombre dell'odio e della violenza.

Nel Salmo responsoriale ascoltiamo una risposta alla sofferenza: “Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito”. Questa diventa una preghiera che possiamo adottare, soprattutto nei momenti difficili, quando ci sentiamo sopraffatti. Ogni atto di fede, ogni momento di fiducia in Dio, è un modo per consegnare la nostra vita alle cure del nostro Creatore. È stato nei suoi ultimi momenti che Stefano ha vissuto pienamente questo salmo, confidando nella misericordia e nella fedeltà di Dio tra i suoi tormenti.
La lettura del Vangelo di oggi, tratta da Matteo, riprende questo tema: Gesù avverte i suoi discepoli dei sacrifici che li attendono. Dice loro che saranno consegnati, disprezzati e persino traditi, ma li rassicura anche che non affronteranno queste prove da soli. Parla dello Spirito Santo che parlerà attraverso di loro, fornendo le parole necessarie quando saranno messi alla prova. Il cammino del discepolato è segnato dalla realtà della sofferenza, eppure ci viene promessa la presenza dello Spirito per guidarci e darci forza.
Mentre lasciamo questa celebrazione oggi, chiediamoci: come siamo chiamati a essere testimoni nel nostro mondo? In una società spesso segnata dalla divisione e dall'ostilità, possiamo emulare lo spirito di compassione, convinzione e coraggio di Stefano? Possiamo riconoscere la luce di Dio in noi, anche quando incontriamo le tenebre?
Santo Stefano, il primo martire, è onorato in cielo e in terra, subito dopo la nascita del nostro Salvatore. Che continui a pregare per noi, affinché anche noi possiamo apprezzare e ricambiare l'amore di Dio nell'Incarnazione a tal punto da essere disposti a fare tutto ciò che la sua volontà amorevole determina a nostro favore. Santo Stefano, martire di Dio, prega per noi e per il mondo intero.


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