Cari fratelli e sorelle in Cristo, mentre ci riuniamo oggi in questo sacro periodo di Quaresima, le nostre letture ci sfidano a riflettere profondamente sulla pratica dell'elemosina, una pratica radicata nell'amore e profondamente connessa al nostro rapporto con Dio e tra di noi. In questa Quaresima siamo chiamati, attraverso la preghiera, il digiuno e l'elemosina, a impegnarci con la nostra fede nei modi più profondi, ma dobbiamo considerare in particolare l'elemosina come un'espressione vivente del comandamento di Dio: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Attraverso le letture di oggi, Dio ci chiede di rivalutare il modo in cui ci trattiamo a vicenda.

Nella prima lettura, tratta dal Levitico, Mosè ci riferisce la profonda chiamata di Dio alla santità, non una santità distante o astratta, ma una santità che si manifesta nelle nostre relazioni e azioni quotidiane. Dio ci ordina di non rubare, di dire la verità, di trattare gli altri con dignità e di difendere i più deboli. L'elemosina, in questo contesto, non riguarda solo i doni in denaro, ma la creazione di una comunità fondata sulla giustizia, sul rispetto e sull'amore. Amare il prossimo significa assicurarsi che i suoi bisogni fondamentali siano soddisfatti. Defraudare o trattenere ciò che gli è dovuto trasforma l'atto stesso dell'amore in un atto di ingiustizia.
Il salmista racchiude magnificamente questa idea nel Salmo 19, dove sentiamo che le parole del Signore sono spirito e vita. I comandi di Dio non sono gravosi, sono vivificanti. Quando abbracciamo l'elemosina, diamo vita alla nostra fede mettendo in pratica i comandi di Dio.
Nel Vangelo di Matteo, nostro Signore ci dà un'immagine vivida del Giudizio Universale. Gesù descrive come saremo separati come pecore e capre in base alle nostre azioni verso i più piccoli tra noi. Le azioni che compiamo o che trascuriamo sono direttamente legate al nostro rapporto con Lui. Quando diamo da mangiare agli affamati, vestiamo gli ignudi, accogliamo lo straniero e ci prendiamo cura dei malati, lo facciamo per Gesù stesso. Questa è una verità radicale e trasformativa: nel prenderci cura degli altri, incontriamo Cristo. Trascurando i bisogni dei nostri fratelli e sorelle, rischiamo di voltargli le spalle. E naturalmente dobbiamo sempre ricordare che la carità inizia a casa. Prima provvediamo alla nostra famiglia e poi, dal surplus, quello che ci rimane, possiamo pensare di condividerlo con i poveri. Il Signore non ci ha mai chiesto di trascurare la nostra famiglia. Anzi, dobbiamo essere membri responsabili della famiglia e preoccuparci del bene degli altri membri della nostra famiglia. Allo stesso tempo, dobbiamo tenere presente che, essendo il nostro Padre un unico Dio comune, ha fatto di tutti noi dei fratelli e delle sorelle, e tali saremo in cielo, se per sua misericordia vi saremo ammessi.
Il Vangelo non si limita a suggerire che prendersi cura dei meno fortunati è una buona pratica. Sottolinea che il nostro destino eterno dipende da questo. Questa può essere una consapevolezza pesante, ma è anche una potente motivazione per lasciare andare i nostri attaccamenti egocentrici. Molte volte questo è doloroso. Lavoriamo duramente per il nostro denaro e darlo via può essere un'impresa ardua per la maggior parte di noi. Tuttavia, alla fine della giornata, il Signore non si prende forse cura di ogni nostra necessità? Diventando dipendenti dal denaro, rischiamo di perdere la fede e la fiducia nella provvidenza di Dio. Questa è la più grande lezione che San Francesco ha cercato di insegnare ai suoi frati sull'attaccamento al denaro e per questo ha ordinato loro di non portare con sé nemmeno un centesimo e di rinunciare al denaro in modo radicale, per aggrapparsi a Dio con un cuore pieno di fiducia e generosità verso gli altri.
L'elemosina ci chiama ad aprire gli occhi sulle realtà che ci circondano. Chi nella nostra comunità ha bisogno di una mano? Chi ha fame o sete, chi è isolato o in difficoltà? La Quaresima è un momento appropriato per osservare queste realtà e rispondere con amore e generosità.
Accogliamo quindi l'elemosina come parte vitale del nostro cammino di fede. Trasformiamo i nostri cuori per riconoscere che quando serviamo gli altri, incontriamo Cristo. Siamo entrati in una stagione di misericordia e di grazia. Rispondiamo all'appello che riecheggia nelle Scritture: “Ora è il tempo opportuno; ecco, ora è il giorno della salvezza”.
Che le nostre pratiche quaresimali ci portino più vicino al cuore di Dio, che ci raggiunge sempre attraverso i nostri vicini bisognosi. Amen.
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