3ª settimana di Quaresima - Lunedì C

Published on 23 March 2025 at 13:00

Le letture di oggi ci offrono una profonda riflessione sulla guarigione, sulla fede e sull'amore universale di Dio. Nell'Antico Testamento incontriamo Naaman, un potente comandante dell'esercito arameo che, nonostante la sua abilità militare, lotta contro una malattia debilitante che lo rende estraneo: la lebbra. La giovane israelita, prigioniera nella casa di Naaman, svolge un ruolo fondamentale in questa storia. La sua fede semplice ma potente conduce Naaman in un viaggio che mette in discussione la sua concezione della guarigione e dell'umiltà.

La ricchezza e lo status di Naaman creano un'aspettativa: egli presume che la guarigione arriverà facilmente, attraverso la grandezza, una drammatica dimostrazione di potere da parte del profeta. Invece, gli viene detto di lavarsi nelle umili acque del Giordano per sette volte. La sua reazione iniziale è di rabbia e orgoglio; si rifiuta di accettare una cosa così semplice, così al di sotto del suo status. Questo momento ci rivela una verità fondamentale: la nostra guarigione avviene attraverso la nostra umile fede in Dio.

Mentre i servi di Naaman ragionano dolcemente con lui, vediamo come sia essenziale essere aperti alle intuizioni di coloro che potremmo trascurare. L'umiltà lo porta a tuffarsi nel Giordano e, in quell'atto di obbedienza, viene trasformato, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. La sua proclamazione: "Ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele", indica non solo la sua guarigione, ma anche il riconoscimento della vera potenza di Dio che opera al di là dei confini e delle aspettative.

Nel Vangelo, Gesù riprende questo tema della trascendenza di Dio e di come la grazia divina spesso si estenda al di là delle nostre nozioni tipiche di chi è meritevole. Cita gli esempi di Elia ed Eliseo, sottolineando che le vedove e i lebbrosi che ricevettero la misericordia di Dio non provenivano da Israele, ma erano forestieri: Zarefat e Naaman, proprio i Gentili in un'epoca in cui gli Israeliti si ritenevano gli unici destinatari del favore di Dio. La gioia e lo stupore che Gesù intendeva suscitare si trasformano in furore tra la folla perché egli sfida la loro esclusività.

Entrambe le letture ci chiedono di riflettere sulle nostre posizioni di diritto ed esclusive. Siamo aperti ai modi inaspettati in cui Dio può portare la guarigione non solo nella nostra vita, ma anche in quella degli altri? Come Naaman, all'inizio resistiamo perché il cammino sembra troppo semplice o umile? E ci ritroviamo a nutrire un'esclusività nei confronti di chi crediamo debba ricevere l'amore di Dio?

Mentre meditiamo sul grido del salmista: "L'anima mia ha sete del Dio vivente", ricordiamoci che la nostra sete di Dio può condurci in luoghi e persone che meno ci aspettiamo. Ci sfida a riconoscere che l'amore di Dio non è contenuto nei nostri limiti, ma scorre liberamente come le acque del Giordano.

Nella nostra vita, possiamo essere Naaman: un misto di orgoglio, disperazione e speranza. Il nostro compito è quello di non rifiutare la direzione di Dio solo perché non proviene dal luogo o dalla persona che avevamo previsto. Proprio come Naaman ha dovuto rinunciare alle sue aspettative, anche noi siamo sfidati a lasciare andare le barriere che poniamo su noi stessi e sugli altri, permettendo a Dio di essere Dio e confidando in lui più completamente.

Mentre continuiamo la nostra giornata, teniamo gli occhi aperti alle risposte inaspettate alle nostre preghiere. Proprio come Naaman, possiamo trovare il coraggio di abbracciare l'umiltà e l'apertura, permettendo alla grazia di Dio di plasmare la nostra comprensione che siamo tutti suoi figli e figlie. Amen


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