3ª settimana di Quaresima - Domenica C

Published on 22 March 2025 at 13:00

Le letture di oggi ci offrono, attraverso la storia di Mosè e la parabola del fico, profondi spunti di riflessione sulla fede e sul rapporto con il Signore che conduce alla vita eterna con Lui.

Consideriamo innanzitutto Mosè, che si trova ad accudire il gregge del suocero Jethro nel deserto. È in questo compito apparentemente banale che Mosè incontra lo straordinario: il roveto ardente che non si consuma. Questo momento toccante ci ricorda che Dio spesso rivela la sua presenza negli aspetti ordinari della nostra vita. Un semplice atto di pastorizia diventa un incontro divino, che ci ricorda di essere attenti e aperti alla chiamata di Dio, anche quando arriva avvolta nel tessuto della nostra routine quotidiana.
Allo stesso modo, durante questa Quaresima, siamo chiamati a riconoscere il terreno santo su cui ci troviamo. Come Mosè, potremmo aver bisogno di toglierci i sandali dai piedi - quelle distrazioni, fardelli e attaccamenti che ci impediscono di riconoscere la santità dei nostri incontri con Dio. La chiamata alla santità ci invita ad avvicinarci, ad essere consapevoli dei modi in cui Dio ci parla: attraverso la preghiera, attraverso i nostri cari e persino attraverso le nostre lotte. Siamo aperti ad avvicinarci, a sentire Dio che chiama il nostro nome come ha fatto con Mosè? “Mosè! Mosè!” Ognuno di noi ha un nome che Dio conosce in modo unico e ci invita a entrare in relazione con Lui.
Quando Dio parla a Mosè, esprimendo la sua consapevolezza dell'afflizione del suo popolo e il suo desiderio di salvarlo, ci viene ricordata la compassione di Dio. Il Salmista fa eco a questa verità, ricordandoci: “Il Signore è buono e misericordioso”. In mezzo alle nostre sofferenze, alle nostre prove e ai nostri incontri con l'ingiustizia, Dio ci vede. Ci invita a confidare nella sua presenza e nel suo potere di redimere e salvare. Anche noi siamo chiamati a essere vasi di questa gentilezza e misericordia, a riflettere il carattere del nostro Dio nel mondo che ci circonda.
Nella seconda lettura, tratta da 1 Corinzi, Paolo ci ricorda che le storie dei nostri antenati ci servono da esempio. Il loro viaggio attraverso il deserto è stato pieno di sfide, tentazioni e, infine, di necessità di pentimento. Proprio come riflettiamo sulle loro esperienze, anche noi dobbiamo esaminare la nostra vita durante la Quaresima. Ci sono modelli di comportamento, aree di peccato o di compiacenza nel nostro cuore che necessitano dell'attenzione del giardiniere? Siamo come il fico, che occupa spazio ma non produce il frutto della rettitudine? La Quaresima ci invita a una stagione di rinnovamento e crescita, un tempo di introspezione per potarci e nutrirci, permettendo allo Spirito Santo di coltivare in noi un ricco raccolto di fede, speranza e amore.
Nel Vangelo di Luca, incontriamo Gesù che sfida la nozione di sofferenza e di peccato. Le persone che si rivolgevano a Gesù si aspettavano che incolpasse i galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici, ma invece Gesù reindirizza la loro attenzione: invece di trarre conclusioni sulla peccaminosità, riporta la loro attenzione sul pentimento. Dice loro: “Se non vi convertite, perirete tutti come loro!”. Gesù ci ricorda che la vita è fragile e incerta e che siamo chiamati a vivere in uno stato di continua conversione.
La parabola del fico evoca l'immagine di un giardiniere amorevole che intercede per l'albero senza frutti. Allo stesso modo, il nostro Salvatore intercede per noi, nutrendoci attraverso la preghiera, i sacramenti e il sostegno della nostra comunità. Ci viene data un'altra possibilità, non solo per evitare il giudizio, ma per abbracciare la vita in abbondanza. Il cuore del nostro cammino quaresimale consiste nel tornare a Dio, riallineando la nostra vita alla sua volontà, proprio come il giardiniere fornisce il tempo e le cure necessarie affinché il fico dia i suoi frutti.
Questa è una stagione di grazia che ci invita ad approfondire il nostro rapporto con Dio, in modo da sperimentare la sua misericordia e trasformarci in testimoni fruttuosi del suo amore nel mondo.
Che possiamo ascoltare i richiami delle nostre letture scritturali, avvicinarci al terreno sacro della nostra vita con cuore aperto e con riverenza, e portare il frutto del pentimento e del rinnovamento mentre ci prepariamo alla gioiosa celebrazione della Pasqua.


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