Cari amici in Cristo, il Signore vi dia pace. In questo Martedì Santo, continuiamo il nostro viaggio attraverso la Settimana Santa, riflettendo sui profondi eventi dell'ultima settimana del Signore prima della sua risurrezione. Ieri abbiamo assistito alla purificazione del tempio, dove Gesù ha affrontato la corruzione che si era insinuata nel cuore del culto. Oggi rivisitiamo una scena particolare che riguarda un albero di fico, un momento che cattura l'essenza dell'autenticità della fede.

Mentre Gesù e i suoi apostoli tornano verso Gerusalemme, San Pietro nota lo stesso fico che era stato maledetto il giorno precedente. Aveva promesso dei frutti, eppure era rimasto sterile. Quest'albero non simboleggia solo l'ipocrisia dei capi religiosi del tempo di Gesù, ma anche un avvertimento per noi oggi. Proprio come l'albero appariva rigoglioso e vivo, molti di noi possono facilmente cadere nella trappola di presentare una facciata di rettitudine trascurando il vero nutrimento della nostra fede: i frutti dell'amore, della carità e dell'adorazione genuina.
Nella prima lettura, tratta da Isaia, ascoltiamo la profezia di un servo, che diventa una luce splendente per le nazioni. Questo servo è chiamato fin dal grembo di sua madre, gli viene affidata una missione che va oltre i meri interessi locali. Il servo incarna l'essenza stessa di ciò che significa essere fecondi, riportare gli altri a Dio e far risplendere la sua gloria. Gesù è, ovviamente, il servo per eccellenza, una figura umile la cui forza risiede nel suo amore sofferente.
Isaia mostra come la missione di Cristo abbracci tutta l'umanità. Egli è un faro di speranza ed è attraverso di lui che la salvezza giunge fino ai confini della terra. Come il fico, che aveva il potenziale per fruttificare ma non è riuscito a dare i suoi frutti, anche noi siamo spesso chiamati a portare frutto nella nostra vita. Come rispondiamo a questa chiamata?
Il fogliame dell'albero di fico non è solo un indicatore del frutto nascosto al di sotto, ma agisce anche come protettore del frutto. Dio ci dà il frutto. Parliamo spesso del frutto dello Spirito Santo. Ogni bene che facciamo è per la sua gloria ed è dovuto alla grazia iniziale che ha messo nei nostri cuori. Dipendiamo da lui per essere in grado di fare il bene, e poi contiamo anche su di lui per proteggere i doni che ha dato in modo che possano continuare a portare frutto. Nel nostro salmo di oggi, questo è espresso in modo meraviglioso: “In te, o Eterno, mi rifugio”. Dio è come quella bella chioma che ripara ciò che di buono c'è in noi dall'essere attaccato e rovinato. Tuttavia, dobbiamo collaborare con lui a questo scopo. L'appello del salmista è di fiducia, una fiducia che vediamo incarnata in nostro Signore e che riecheggia nell'Ultima Cena. Qui, come riportato nel Vangelo di Giovanni, Gesù rivela il suo turbamento interiore mentre si prepara al tradimento. Pietro, ansioso e audace, proclama di essere pronto a dare la vita per il Signore, ma Gesù lo avverte del suo imminente rinnegamento.
Questa interazione porta alla luce le tensioni all'interno dei nostri cuori. Quante volte promettiamo devozione e impegno, ma poi vacilliamo sotto pressione? Gesù conosce il cuore di Pietro, così come conosce il nostro. Vede le nostre lotte, le nostre aspirazioni e i nostri fallimenti. La nostra sfida è quella di assicurarci di non essere solo in apparenza fedeli come il fico frondoso, ma di coltivare veramente un cuore che cerca di allinearsi alla volontà di Dio - e nel rinnegamento di Pietro vediamo la nostra lotta per essere all'altezza di questo ideale. Ecco perché dobbiamo ricordare che siamo un continuo lavoro in corso, ognuno di noi. Dobbiamo essere abbastanza umili da accettare che ci vorrà del tempo. Come le coppie sposate che costruiscono lentamente qualcosa di bello insieme, attraverso la fatica e la sofferenza, per molti anni, così anche l'anima con Dio.
Mentre riflettiamo su questi temi, ricordiamo che la Settimana Santa ci chiama ad approfondire il mistero dell'amore del nostro Creatore per noi. Gesù ci invita a esaminare la nostra vita perché ci ama: Stiamo producendo i frutti dello Spirito? Stiamo coltivando sinceramente il nostro rapporto con Lui?
La chiamata all'autenticità è per ciascuno di noi nella vita quotidiana. Preghiamo per la grazia di essere autentici nella nostra fede, per il coraggio di seguire Cristo e per la forza di sostenerci l'un l'altro mentre attraversiamo questa Settimana Santa. Amen.
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