In questo tratto finale dell'Avvento, mentre prepariamo i nostri cuori a celebrare la nascita del nostro Salvatore, le letture di oggi ci invitano a meditare e riflettere con la nostra Madre. Nelle ultime omelie abbiamo parlato del frutto dello Spirito Santo che ci dona una pace duratura: la gioia. Oggi riflettiamo a fondo su cosa sia la vera gioia e su come essa sia strettamente legata all'umiltà al cospetto di Dio.
Per prima cosa ci rivolgiamo al profeta Michea, che ci ricorda le umili origini del piano di salvezza di Dio. Michea profetizza che da Betlemme, una città ritenuta troppo piccola per essere significativa tra i clan di Giuda, uscirà colui che sarà il sovrano di Israele. È un'idea radicale: Dio, nella sua saggezza, sceglie di far nascere il Messia da ciò che il mondo considera insignificante. Betlemme, la dimora del re Davide, era trascurata, proprio come molti di noi che si sentono piccoli e poco importanti nel grande schema delle cose. Eppure, da questa umile città emerse non solo un re, ma il Re dei re.
Davide stesso era un pastore di Betlemme e Dio promise che la sua discendenza non sarebbe mai venuta meno. In Gesù, nato da Maria e Giuseppe entrambi legati alla stirpe di Davide, incontriamo il compimento di questa antica profezia. Dio aveva un piano che superava le aspettative e le percezioni umane. E questo piano è nato dall'amore: Dio ha amato così tanto il mondo da mandare suo Figlio nelle circostanze più improbabili. Qui troviamo una profonda fonte di vera gioia, radicata non nell'orgoglio o nell'ambizione, ma nell'umiltà e nell'accettazione della volontà divina di Dio.
Nella lettera agli Ebrei, sentiamo le parole di Cristo stesso che riflettono questa umiltà: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà, o Dio”. Gesù non è venuto per stabilire un regno di potere o di ricchezza, ma piuttosto per offrire se stesso nell'umile atto di obbedienza alla volontà di Dio, affinché la presenza amorevole del Dio Trino possa mettere radici nei nostri cuori e trasformare le nostre vite. Come ci farà notare in seguito, il regno di Dio è dentro di noi. Questa è una sfida diretta alla nostra tendenza umana a cercare la gioia nei risultati, nei beni o nello status. La vera gioia, come vediamo in Cristo, si trova nell'arrendersi al piano di Dio, ai suoi desideri per noi. Egli è sempre il nostro modello. Dobbiamo amare ciò che lui ha amato (fare la volontà del Padre) e detestare ciò che lui ha detestato (i sostituti peccaminosi di Dio, come l'amore per il denaro e la ricchezza, e le forme estreme di auto-omaggio, di piacere e di potere) se vogliamo essere permeati di quella gioia duratura che ha animato l'intera vita di nostro Signore.
Riflettiamo ora sull'incontro tra Maria ed Elisabetta nel Vangelo. Maria, dopo aver ricevuto la notizia della sua maternità divina, si reca in fretta e furia a visitare la cugina. Riuscite a immaginare la sua gioia? Eppure non si tratta di una gioia dettata dall'orgoglio o dall'autoesaltazione, ma piuttosto di un umile riconoscimento dell'incredibile dono che le è stato fatto. Quando Elisabetta esclama: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”, riconosce il ruolo di Maria non come partecipante passiva al piano di Dio, ma come tramite attivo, abbracciando umilmente la sua chiamata.
Inoltre, vediamo che la gioia del neonato Giovanni il Battista, che germoglia nel grembo di Elisabetta, riconosce e celebra l'accettazione della volontà di Dio da parte di Maria. La fiducia e la fede di Maria nella promessa di Dio hanno portato a questo momento di gioia che trascende la semplice eccitazione; è una gioia profonda che riconosce e accoglie la presenza di Dio tra noi. Spesso possiamo percepire nella voce di una persona cose come la gioia, la pace e la felicità, ma anche la tristezza e la tristezza. Come doveva essere la voce della nostra Madre? Splendida.
Fratelli e sorelle, mentre ci troviamo alla vigilia della Natività, chiediamoci dove cerchiamo la gioia nella nostra vita. La cerchiamo, come il mondo, nei risultati, nei riconoscimenti o nell'effimero orgoglio? Oppure desideriamo la gioia eterna e umile che deriva dal riconoscere e abbracciare la volontà divina nella nostra vita?
L'esempio di Maria ci insegna che la vera gioia si trova nell'umiltà. Non si tratta di autopromozione, ma piuttosto di vivere per qualcosa di più grande di noi. In questo Avvento, abbracciamo la volontà di Dio, proprio come ha fatto Maria, e prepariamo i nostri cuori ad accogliere Gesù con un'umiltà che permetta alla sua gioia di riempirci, trasformando le nostre vite e il nostro mondo.
In questo spirito, ricordiamo che nella nostra umiltà, Dio ci innalza; nella nostra disponibilità ad accettare la sua volontà, troviamo la vera gioia. Mentre ci avviciniamo alla celebrazione della nascita di Cristo, possiamo essere riempiti di questa gioia duratura, una gioia che non deriva dalle nostre conquiste, ma dal grande amore di Dio che viene a noi nel modo più umile - la sua umile nascita in mezzo a noi. E che vi dia pace e gioia sempre, nella grazia e nel coraggio di vivere la sua volontà. Maria, Madre della Divina Volontà, prega per noi che ricorriamo a te.
Amen.
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