In questo sesto giorno dell'ottavario di Natale, ci riuniamo alla luce della nascita di Cristo Bambino, riflettendo sui misteri meravigliosi della nostra fede. Le letture di oggi ci ricordano il potere trasformativo dell'amore di Dio e l'urgenza della nostra chiamata a vivere autenticamente come suoi testimoni nel mondo. Nella prima lettura, tratta dalla Prima Lettera di Giovanni, ascoltiamo una profonda affermazione del perdono di Dio. Il discepolo amato scrive ai figli, ai padri e ai giovani, ognuno dei quali rappresenta diversi stadi di crescita spirituale. Ciascuno di questi gruppi riceve un'affermazione unica, ma il messaggio di fondo è universale: i nostri peccati sono perdonati per amore del Suo nome. È una chiamata a riconoscere la nostra identità radicata in Cristo, non come ci vede il mondo, ma come ci vede Dio.
Ai figli di Dio, Giovanni offre la confortante verità di conoscere il Padre. Questa conoscenza intima è la pietra angolare della nostra fede. Ogni giorno siamo invitati ad approfondire il nostro rapporto con Dio, colui che ci perdona e ci chiama “amati”. L'appellativo che usa, “figli”, ci ricorda la gioia pura di fidarsi di Dio senza riserve, cosa che spesso perdiamo quando affrontiamo le complessità dell'età adulta.
Per i padri, il messaggio è chiaro: voi conoscete Colui che è dal principio. Questa conoscenza parla di saggezza e fedeltà, una comprensione che si forma camminando con Dio nel tempo. I padri sono chiamati a guidare le giovani generazioni, alimentando in loro un rapporto profondo e duraturo con Dio e un impegno verso la sua verità.
Ai giovani, Giovanni celebra la loro forza e la loro vittoria sul Maligno. Questo ci ricorda che la battaglia contro il peccato e le tentazioni del mondo non si combatte da soli. Quando la Parola di Dio è viva in noi, abbiamo la forza necessaria per resistere al fascino del mondo: materialismo, orgoglio e sensualità. Ci troviamo sostenuti da uno scopo più profondo, che trascende i piaceri fugaci e cerca la volontà di Dio.
L'esortazione di Giovanni, “Non amate il mondo né le cose del mondo”, ci esorta a considerare dove collochiamo i nostri affetti. Viviamo in un mondo pieno di distrazioni e spesso equipariamo erroneamente la sicurezza all'accumulo materiale. Tuttavia, la realtà è che il mondo e le sue tentazioni stanno passando. Ciò che dura veramente, ciò che rimane per sempre, è la volontà di Dio, manifestata nell'amore e nel servizio.
Nel Vangelo, assistiamo all'esempio di Anna, l'anziana profetessa che è un faro di fede e perseveranza. La sua vita, fatta di adorazione, digiuno e preghiera, ci richiama a riflettere sulla nostra risposta alla presenza di Dio nella nostra vita. Anna non passava semplicemente il tempo nel tempio, ma si dedicava completamente alla ricerca di Dio e all'annuncio della sua bontà. Quando incontra Gesù bambino, il suo cuore scoppia di gratitudine. Incarna ciò che significa essere una testimone fedele. Anche noi siamo chiamati a riconoscere il tesoro di Cristo in mezzo a noi e a condividere questa luce con gli altri. Come Anna, che annunciò la buona novella a coloro che aspettavano la redenzione, siamo autorizzati a proclamare la gioia e la speranza di Cristo a un mondo bisognoso.
Mentre riflettiamo durante questo ottavario di Natale, abbracciamo la nostra identità di amati figli di Dio - riconoscendo la nostra natura decaduta ma perdonata, sforzandoci di approfondire la nostra conoscenza di Lui, attingendo forza dalla Sua Parola e dai Sacramenti e allontanandoci dalle fugaci attrattive del mondo. Siamo anche decisi a condividere la luce che è venuta nel mondo attraverso Gesù, con atti di gentilezza e di servizio e vivendo la nostra fede con autenticità.
Possiamo ispirarci all'esempio di Anna e rispondere con gioia e fede, proclamando la Sua bontà ovunque andiamo. Il mondo può offrire molte distrazioni, ma non c'è nulla che possa essere paragonato all'amore eterno che abbiamo in Gesù Cristo. Amen.
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